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Vincent van Gogh, «Il Seminatore», 1888

© Collection Kröller-Müller Museum, Otterlo, The Netherlands. Photo: Rik Klein Gotink

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Vincent van Gogh, «Il Seminatore», 1888

© Collection Kröller-Müller Museum, Otterlo, The Netherlands. Photo: Rik Klein Gotink

A Londra i neoespressionisti di Helene Kröller Müller

Alla National Gallery una selezione dell’immensa raccolta (oltre 12mila opere) di una delle prime collezioniste che intuì il genio di Van Gogh

Giovanni Pellinghelli del Monticello

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Una vera regina delle Amazzoni: come Ippolita, Pentesilea, Antiope stanno alla mitologia classica, eroine guerriere antesignane dell’autonomia e autodeterminazione femminile, così Helene Kröller Müller (1869-1939) sta alla storia dell’arte e del collezionismo. Ereditiera e capitano d’industria, collezionista e mecenate, ha raccolto una delle più grandi collezioni di Neoimpressionisti al mondo che dal 13 settembre all’8 febbraio 2026 è esposta nella mostra «Radical Harmony. Helene Kröller Müller’s Neo-Impressionists» alla Sainsbury Wing della National Gallery di Londra, prima esposizione dei pezzi maggiori della raccolta al di fuori del museo olandese da lei fondato e che porta il suo nome, affiancati a opere neo e postimpressioniste della National Gallery e da tutto il mondo.

Helene Kröller Müller è stata una delle prime donne a raccogliere una collezione d’arte di importanza mondiale. Erede d’una famiglia dell’industria mineraria e siderurgica e fra le donne più ricche dei Paesi Bassi, fu avviata al collezionismo dal pittore Henk Bremmer (di cui fu allieva nel 1906-07) cominciando con l’acquisto, nel 1907, del paesaggio «Il vient de loin» (1887 ca) di Paul Gabriël (esponente dell’ottocentesca Scuola dell’Aja). Affascinandosi subito della pittura a lei contemporanea, sarà fra i primi a intuire il genio di Vincent van Gogh: nel 1909 acquistò i «Quattro girasoli appassiti» (1887) e di lui riunì oltre 90 dipinti, fra cui «Terrazza di un caffè di sera, Arles» (1888) e «Alle porte dell’eternità» (1890), e 185 disegni, raccolta seconda solo al Museo Van Gogh di Amsterdam. Nonostante sia stata fra le prime donne a dirigere un’industria, Helene mantenne viva e costante la sua passione raccogliendo centinaia di opere di autori di fine Ottocento e primo Novecento: Renoir, Monet, Picasso, Seurat, Paul Signac, Odilon Redon, Henri Fantin-Latour (del quale il ritratto della collezionista Eva Callimachi-Catargi Madame de Basily del 1881, donatole dal marito Anton Kröller per il 25mo compleanno), Théo van Rysselberghe, Georges Braque, Jean Metzinger, Albert Gleizes, Fernand Léger, Diego Rivera, Juan Gris, Piet Mondrian, Gauguin, Ensor, Gino Severini, Joseph Csaky, Anna Boch, Auguste Herbin, Georges Valmier, María Blanchard, Maximilien Luce, Léopold Survage, Tobeen, Aristide Maillol, Jean Dubuffet, Jacques Lipchitz, Marino Marini, Charley Toorop (aggiungendovi più tardi opere del XVI e del XVII secolo di quegli artisti nordici in cui vedeva «i precursori dei moderni», primi Hans Baldung Grien e Lucas Cranach). E se si lasciò sfuggire l’iconico «Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte» (1884-86) di Seurat (oggi all’Art Institute of Chicago), lo stesso non fece con un altro olio di Seurat, altrettanta icona della pittura postimpressionista: «Le Chahut» (1889-90), opera che concentra in sé tutta la poetica neoimpressionista e i principi della tecnica divisionista e pointilliste. 

Pierre-Auguste Renoir, «Au Café», 1887 ca. © Collection Kröller-Müller Museum, Otterlo, the Netherlands. Photo: Rik Klein Gotin

Georges-Pierre Seurat, «Le Chahut», 1889-90. © Collection Kröller-Müller Museum, Otterlo, the Netherlands. Photo: Rik Klein Gotin

Un viaggio a Firenze nel giugno del 1910 ispirò a Helene e al marito Anton Kröller (1862-1941) la creazione di una propria «casa-museo»: aperta al pubblico dal 1913 fu sino a metà anni degli anni Trenta rara esposizione di opere d’arte allora contemporanea. Nel 1928 i coniugi Kröller crearono la Kröller-Müller Stichting (Fondazione Kröller-Müller) a futura tutela della collezione, che nel 1935 fu donata della sua interezza di oltre 12mila pezzi al «Popolo olandese» a condizione che venisse costruito nel parco della loro residenza, lo Jachtslot (castello di caccia) Sint Hubertus nella tenuta di Veluwe (30 ettari, acquistata nel 1908 e oggi Park De Hoge Veluwe, il più grande parco naturale nazionale dei Paesi Bassi, fra Otterlo e Arnhem) il museo a loro nome inaugurato nel 1938 (oggi Rijksmuseum Kröller-Müller).

Degli autori prediletti da Helene (e Anton) Kröller, alcuni giunsero alla tecnica pittorica del Pointillisme, fulcro del Neoimpressionismo, «di rimessa» o rivisitandola (come Van Gogh), altri, in primis Georges Seurat e Paul Signac, furono creatori e portabandiera di questo movimento benché rifiutando quella denominazione ritenendola approssimativa e preferendo, ad esempio Seurat, i termini Cromoluminarismo o Divisionismo perché più aderenti alla rivoluzionaria componente «scientifica» del movimento. Alcuni critici detrattori dell'epoca videro nel Puntinismo «la morte della pittura» ma Seurat, ideatore e pioniere di questa tecnica, viceversa provocatoriamente dichiarava: «C’è chi sostiene di vedere la poesia nei miei dipinti. Io vi vedo solo la scienza». Del resto, sono gli anni del Positivismo e dell’entusiasmo per la scienza che pervade anche ogni forma di espressione artistica: nell’approccio neoimpressionista sono riconoscibili le medesime pulsioni scientifico-matematiche che nella musica porteranno a quella «Emancipazione della dissonanza» in compositori di estrazione culturale eterogenea come Wagner, Richard Strauss, Debussy, Ravel o Stravinskij.

La mostra, infine, mette in luce la componente «femminile» (se non femminista ante litteram) del movimento neoimpressionista, e pointilliste in particolare: donne che hanno avuto un ruolo attivo nel Neoimpressionismo e nel momento culturale in cui è emerso, a partire dalle sostenitrici e pittrici che compaiono nei molti ritratti esposti (realizzati reciprocamente dai pittori adepti). E se al centro della mostra brilla Helene Kröller-Müller col suo collezionismo carismatico, accanto a lei emerge la pittrice e collezionista belga Anna-Rosalie Boch (1848-1936), non solo fra i primi artisti aderenti al Pointillisme ma, di estrazione e censo analoghi a Helene (ereditiera della Villeroy&Boch), l’unica collezionista ad acquistare un dipinto di Van Gogh in una mostra durante la vita dell’artista.

Helene Kröller-Müller con un libro, Kröller-Müller Museum, Otterlo, Netherlands

Giovanni Pellinghelli del Monticello, 26 agosto 2025 | © Riproduzione riservata

A Londra i neoespressionisti di Helene Kröller Müller | Giovanni Pellinghelli del Monticello

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