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A Gubbio 250 opere per Francesco e Frate Lupo

Per le celebrazioni dell’VIII centenario, Palazzo dei Consoli, Museo Diocesano e Logge dei Tiratori ospitano la prima grande esposizione dedicata alla leggenda del lupo ammansito dal santo

«E tu, frate lupo, prometti d’osservare a costoro il patto della pace, che tu non offenda né gli uomini, né gli animali, né nessuna creatura?». Queste le parole con cui San Francesco, giunto a Gubbio, affrontò il lupo feroce che terrorizzava la popolazione. Nessuna arma, niente uso della forza, solo la parola e il gesto per convincere l’animale a stringere un patto: il lupo avrebbe rinunciato agli assalti in cambio di cibo e cura da parte degli abitanti. La storia è divenuta simbolo universale della convivenza tra uomo e natura, una riconciliazione urgente e necessaria oggi più che mai al centro della mostra «Francesco e Frate Lupo. L’arte racconta la leggenda dell’incontro», in programma fino all’11 gennaio a Palazzo dei Consoli, Museo Diocesano e Logge dei Tiratori, nell’ambito delle celebrazioni per l’Ottavo Centenario della morte del santo (1226–2026) patrono d’Italia e veicolo di valori di pace e armonia riconosciuti nella recente istituzione del 4 ottobre come festa nazionale in suo onore. 
Promossa dal Comune, dalla Chiesa Eugubina, dal Museo Civico di Palazzo dei Consoli e dal Museo Diocesano, coprodotta da Opera Laboratori, che ne ha curato e realizzato l’allestimento, la mostra riunisce per la prima volta oltre 250 opere dal Quattrocento a oggi tra dipinti, sculture, ceramiche, manoscritti e libri illustrati provenienti da musei, archivi e collezioni private, in un percorso che attraverso epoche e linguaggi differenti racconta l’incontro tra Francesco e il lupo.

Già nel Quattrocento la leggenda del lupo di Gubbio si fissava nelle miniature e nei codici miniati, dove il santo è raffigurato mentre tende la mano all’animale. Manoscritti, antifonari e incunaboli illustrati testimoniano come il racconto sia entrato nel repertorio visivo europeo, con immagini che circolavano tra biblioteche monastiche e corti. Le xilografie e le incisioni del Cinquecento ne amplificarono la diffusione, traducendo in segni rapidi e incisivi la scena del patto tra il santo e il lupo, spesso inserita in cicli narrativi più ampi dedicati ai miracoli francescani. Nel Sei e Settecento, la leggenda trovò spazio nelle arti devozionali: tele di chiese e conventi raffiguravano l’incontro con toni drammatici e teatrali, accentuando la forza miracolosa del gesto. Nel corso dell’Ottocento, con il rinnovato interesse romantico per la figura di Francesco, comparvero stampe popolari e sculture votive che rilanciavano il tema a un pubblico vasto, segno di una leggenda che non cessava di ispirare nuove interpretazioni. Il Novecento porta invece una nuova lettura: da un lato la ceramica eugubina, capace di tradurre la leggenda in motivi decorativi destinati tanto al collezionismo quanto all’uso quotidiano; dall’altro il Futurismo umbro di Gerardo Dottori, che rese la scena con vortici e diagonali per trasformare la tensione spirituale in una visione cosmica sospesa tra modernità e misticismo. Il percorso arriva fino al presente con installazioni multimediali e opere figurative che rielaborano l’abbraccio tra uomo e animale come metafora di pace e di dialogo con la natura, proiettando nel futuro l’eredità spirituale della leggenda di San Francesco e il lupo e sottolineandone l’attualità nelle sfide del presente, dall’ecologia ai conflitti.

La Chiesa di Santa Maria della Vittorina (luogo in cui, secondo la tradizione, avvenne l’incontro tra Francesco e il lupo), San Francesco della Pace (nelle cui vicinanza si dice sia stato sepolto l’animale ammansito) e il monumento di Farpi Vignoli del 1973 completano il percorso della mostra con un’appendice diffusa nel territorio di Gubbio che si apre al dialogo fra memoria, paesaggio urbano e spiritualità. Completa la mostra un catalogo di oltre 340 pagine edito da Silvana, curato da Cristina Galassi ed Ettore A. Sannipoli, curatori anche della mostra. «Questa mostra rappresenta un’occasione unica per leggere, attraverso l’arte, la straordinaria fortuna iconografica di un episodio che appartiene alla memoria di Gubbio ma che ha saputo parlare al mondo intero. Abbiamo voluto intrecciare le testimonianze figurative con la dimensione simbolica e antropologica della leggenda, restituendo un racconto che attraversa i secoli e che continua a offrire spunti di riflessione di grande attualità», dichiarano i curatori Cristina Galassi ed Ettore Sannipoli, sottolineando la capacità del progetto espositivo di collocare un episodio leggendario dentro una prospettiva ampia di storia dell’arte europea, di un’iconografia e di un racconto che parla di pace, fraternità universale e rispetto del creato. Valori che l’Ottavo Centenario vuole riscoprire e trasmettere alle generazioni future.

Rosalba Cignetti, 29 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

A Gubbio 250 opere per Francesco e Frate Lupo | Rosalba Cignetti

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