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Max Beckmann, «Haltestelle» (particolare), 1945, Collezione Museo Boijmans Van Beuningen, Rotterdam

Foto Tom Haartsen

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Max Beckmann, «Haltestelle» (particolare), 1945, Collezione Museo Boijmans Van Beuningen, Rotterdam

Foto Tom Haartsen

A Francoforte l’intensità del disegno di Max Beckmann

Allo Städel un’ottantina di fogli dalla collezione del museo e da istituzioni internazionali, dai poco noti alle opere più importanti

Chiara Caterina Ortelli

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Dal 3 dicembre al 15 marzo 2026 lo Städel  Museum di Francoforte dedica una mostra a Max Beckmann (Lipsia, 1884-New York, 1950). «Max Beckmann, lo Städel Museum e la città di Francoforte sul Meno sono strettamente legati da oltre un secolo, ha dichiarato Philipp Demandt, direttore del museo. Nonostante la perdita di quasi tutte le opere dell’artista presenti nella sua collezione durante il periodo nazista, lo Städel vanta oggi una collezione Beckmann di livello internazionale. Con la mostra attuale, per la prima volta in oltre quarant’anni ci concentriamo specificamente sui disegni di Beckmann, che rendono immediatamente tangibile il suo sviluppo artistico, anche grazie alla collaborazione con Hedda Finke e Stephan von Wiese, autori del catalogo ragionato in tre volumi dei suoi disegni». La mostra, che riunisce circa 80 pezzi di tutte le fasi della sua carriera, dai fogli poco noti alle opere più importanti, si basa sui disegni della collezione del museo, che conserva una delle più significative raccolte al mondo di opere di Beckmann (nel 2021 il museo ha ricevuto un’importante aggiunta al proprio patrimonio sotto forma di prestiti permanenti dalla collezione di Karin e Rüdiger Volhard), integrati da prestiti di musei internazionali e collezioni private, tra cui il MoMA di New York, il British Museum di Londra, l’Art Institute of Chicago, il Kunstmuseum Basel, l’Hamburger Kunsthalle, il Kupferstichkabinett-Staatliche Museen di Berlin e il Museum der bildenden Künste di Lipsia. 

«I disegni sono una chiave di lettura dell’opera di Beckmann, affermano i curatori Regina Freyberger, responsabile della sezione Stampe e disegni dopo il 1800 dello Städel Museum, Hedda Finke e Stephan von Wiese. Attraverso il disegno, l’artista ha sviluppato il suo inconfondibile linguaggio visivo, ha catturato ciò che vedeva e viveva, ha plasmato la sua visione personale del mondo e ha trasformato impressioni fugaci in composizioni significative e ricche di sfaccettature. Nel corso della sua vita ha prodotto più di 1.900 disegni in bianco e nero a penna, gesso o matita, non raccolti in album di schizzi, che spaziano da rapidi schizzi a immagini autonome. La mostra presenta una selezione rappresentativa di queste opere che, integrate da singole opere a colori, stampe e dipinti, consentono ai visitatori di sperimentare l’intensità del disegno di Max Beckmann». I primi successi dell’artista tedesco avvengono nel 1906 alla mostra della Secessione Berlinese, ma la sua formazione accademica lo mette sulla strada dell’Impressionismo tedesco con autoritratti e temi classici biblici o mitologici finché, con l’avvento dell’Espressionismo, inizia a confrontarsi con temi più personali. Come molti artisti della sua generazione, anche Beckmann, infatti, si arruola nell’esercito all’inizio della Prima Guerra Mondiale: i suoi disegni raccontano gli orrori della guerra in maniera sempre più diretta ed essenziale, mostrando la vita dei soldati, le loro sofferenze e le distruzioni. Nel 1915 Max Beckmann trova rifugio a Francoforte, dove inizia a insegnare alla Scuola di Arti Applicate. Con l’ascesa al potere dei nazionalsocialisti nel 1933, perde l’incarico di insegnante e il suo lavoro viene bollato come «degenerato». Dopo un autoesilio ad Amsterdam nel 1937, con una tappa a Parigi che durò 10 anni a causa della Seconda guerra mondiale, nel 1947-48 raggiunse gli Stati Uniti, dove riuscì a mantenere, fino alla sua morte nel 1950, il suo stile figurativo, mentre si stava affermando l’Astrattismo. 

Chiara Caterina Ortelli, 01 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

A Francoforte l’intensità del disegno di Max Beckmann | Chiara Caterina Ortelli

A Francoforte l’intensità del disegno di Max Beckmann | Chiara Caterina Ortelli