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Rosalba Cignetti
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Nella luce silenziosa di Filicudi, tra case dalle pareti bianche, pietre vulcaniche e orizzonti in continua trasformazione, lo Studio Casoli ospita fino al 26 luglio una mostra dedicata a Ettore Sottsass (1917-2007), figura centrale del design e dell’immaginario visivo del Novecento. Un ritorno simbolico in un luogo che l’architetto e artista ha scelto come rifugio personale già dagli anni Ottanta, insieme alla moglie Barbara Radice. L’esposizione riunisce opere dagli anni Sessanta in avanti – ceramiche, vetri, mobili e fotografie – che raccontano una visione del design come pratica rituale, carica di senso e memoria. Accanto agli oggetti esposti, sculture e fotografie suggeriscono un dialogo diretto con l’ambiente dell’isola: la luce, le geometrie arcaiche, la dimensione meditativa. Il percorso invita a riflettere sulla relazione tra oggetto e spazio, tra forma e spiritualità, restituendo l’essenza di un autore che ha trasformato l’oggetto in un’espressione del rapporto tra l’uomo e il mondo.
Dagli anni Ottanta, Sottsass iniziò a trascorrere regolarmente lunghi periodi sull’isola insieme a Barbara Radice, sua compagna e interlocutrice intellettuale. Filicudi rappresentava per lui un rifugio lontano dal mondo. Nelle sue fotografie e nei suoi diari, l’isola non è descritta come un paesaggio esotico, ma come un sistema di relazioni fisiche ed emotive. Pietre, muri, luce, vento: elementi essenziali che ritornano nei suoi progetti, filtrati attraverso una sensibilità quasi liturgica. «La luce non illumina. La luce racconta. La luce dà forma alla scena per la commedia generale», scriveva nel Diario Filicudi del luglio 1988, in una frase che riassume la sua attitudine all’osservazione del mondo come atto poetico e progettuale allo stesso tempo.


Per Sottsass Filicudi era un luogo mentale, uno spazio di osservazione e di ascolto, le fotografie scattate durante i suoi soggiorni – molte delle quali esposte per la prima volta allo Studio Casoli – raccontano un’attenzione estrema al dettaglio: una pietra su un muro, l’ombra di un ramo, un’apertura tra due muri bianchi. Immagini essenziali, evocative di un paesaggio simbolico, arcaico. Questa stessa sensibilità attraversa tutta la sua opera: nelle ceramiche, nei vetri, nei mobili si ritrovano forme primitive, materiali grezzi, geometrie elementari. «A Filicudi Ettore non progettava, ma osservava. Lasciava che le cose sedimentassero. Non era il suo studio, era la sua soglia», scriveva Barbara Radice.
La mostra allo Studio Casoli non è una retrospettiva, ma un racconto per frammenti, fatto di materiali, forme e memorie. Le opere esposte non seguono un ordine cronologico né tematico, ma compongono un paesaggio interiore. Tra queste, la Torno Subito (1966), progettata per Poltronova, è una presenza scultorea: non un semplice mobile contenitore, ma quasi un totem contemporaneo. A Filicudi, la verticalità rigorosa di quest’opera trova una corrispondenza spontanea con l’andamento naturale del paesaggio, fatto di crinali, colonne laviche e geometrie primarie. Il tavolo Tartar (1985), disegnato per Memphis, si presenta come una microarchitettura. Le sue superfici laminate, i piani sovrapposti, l’uso del colore e del ritmo visivo conferiscono all’oggetto una valenza evocativa e narrativa. Le specchiere Dioniso (anni Duemila), progettate per Glas Italia, sono frammenti di immagine, dispositivi riflettenti che si sottraggono alla rappresentazione letterale per offrire un’immagine dinamica e stratificata. Il richiamo al mito non è retorico: Dioniso è il dio della trasformazione. E poi le ceramiche e i vetri realizzati per Venini: oggetti rituali, vicini a forme archetipiche, sperimentazioni libere e colte. «L’idea di dedicare una mostra a Sottsass a Filicudi, luogo a lui così caro, è nata in modo spontaneo. Per noi frequentatori di Filicudi, Sottsass è sempre stato una parte dell’isola. Il linguaggio di Sottsass entra in quello naturalistico di Filicudi. Il linguaggio di Sottsass è formato da un alfabeto di linee e colori, forme e volumi e racconta la storia della propria contemporaneità», racconta infine Sergio Casoli, che tra i cui prossimi appuntamenti vi sono l’inaugurazione il 28 luglio di una mostra di Kai Althoff a Filicudi e in autunno l’apertura di un nuovo spazio a Roma.