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Una delle pareti dell'Isabella Stewart Gardner Museum con le cornici lasciate vuote

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Una delle pareti dell'Isabella Stewart Gardner Museum con le cornici lasciate vuote

81 minuti per depredare il museo di Boston

I più clamorosi furti di opere d'arte della storia

Carlotta Venegoni

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Nel suo Capolavori rubati Luca Nannipieri propone una storia parallela, all’opposto di quelle più comunemente pubblicate su storici dell’arte, archeologi, restauratori e fotografi che, con il loro impegno, salvano e promuovono l’arte. La sua è la presentazione di alcuni dei più clamorosi furti di opere così magnetiche da motivare la bramosa avidità di possesso.

Nannipieri suddivide il volume in capitoli dedicati alla narrazione dei fatti, alle motivazioni e agli esiti delle rapine, arricchendo le pagine di informazioni storico artistiche e bibliografiche. I furti, di per sé, sono solo una parte delle vicissitudini legate a una criminalità spietata: si incontrano trafficanti di cocaina, ladri travestiti da turisti e agenti di polizia, rapine a mano armata.

Diverse vicende si snodano attorno a confessioni di tombaroli, vittime che diventano colpevoli, false testimonianze, ma anche analisi scientifiche, intercettazioni telefoniche, pedinamenti al limite del surreale. Non esistono luoghi franchi. I furti hanno interessato piccole realtà private, con scarsi sistemi di sicurezza, e grandi musei: tutti in realtà indifesi.

Tutt’altro impreparati, invece, i committenti dei crimini e gli abili esecutori. Un esempio all’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston: il 18 marzo 1990 bastarono due ladri e 81 minuti per rubare 13 opere d’arte, di Rembrandt, Vermeer e Degas, tra gli altri,del valore di cinquecento milioni di dollari. Emerge una costante considerazione, ovvero che molte delle opere trafugate sono divenute celebri soltanto dopo il loro furto.

Sono i casi della «Natività» di Caravaggio di Palermo, rubata nella notte del 17 ottobre 1969 probabilmenete su commissione delle mafia, oggi tra le 10 opere più ricercate al mondo, oppure dell’«Urlo» di Munch, sparito dal Munch Museet di Oslo nel 2004, o del «Ritratto di Signora» di Klimt, sottratto nel 1997 dalla Galleria Ricci Oddi di Piacenza. Il mito planetario della «Gioconda» di Leonardo è nato in seguito al furto del 1911, quando migliaia di persone si recarono al Louvre per osservare lo spazio lasciato vuoto dal dipinto scomparso.

Proprio il Louvre, tuttavia, che oggi è considerato «entità iconica della memoria totale» passa, nel capitolo dedicato alle controversie storiche, da vittima a esemplare espressione delle depredazioni per volere di Napoleone. E sul problema delle razzie, Nannipieri giunge a quella nazista, interrogandosi sul dove dovrebbero essere conservate oggi alcune opere rubate e sull’effetto paradossalmente positivo che queste depredazioni hanno avuto verso un movimento di tutela e preservazione del patrimonio artistico.

Capolavori rubati,
di Luca Nannipieri, 173 pp., 16 tav. col., Skira, Milano 2019, €19,00

Una delle pareti dell'Isabella Stewart Gardner Museum con le cornici lasciate vuote

Carlotta Venegoni, 15 agosto 2019 | © Riproduzione riservata

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