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Veronica Rodenigo
Leggi i suoi articoliVenezia. A quattro mesi dall’apertura al pubblico di «Treasures from the Wreck of the Unbelievable» di Damien Hirst, ieri, venerdì 14 luglio, il direttore di Palazzo Grassi, Martin Bethenod, ha dato appuntamento alla stampa per un’inusuale visita in mostra. Obiettivo: offrire un primo bilancio sulla risposta del pubblico, ma anche un approfondimento sulle dinamiche allestitive, sulle opere che sino ad oggi hanno attirato maggiormente l’attenzione, sulle collaborazioni in atto.
Riuniti i partecipanti in maniera informale accanto alla testa bronzea del demone collocata in prossimità della porta d’acqua del Palazzo, Bethenod anticipa i primi dati: 130.000 visitatori ad oggi per entrambe le sedi (il progetto espositivo, lo ricordiamo, per la prima volta riserva sia Palazzo Grassi che Punta della Dogana ad un unico artista per un totale di circa 200 opere distribuite su 5000 metri quadrati) e una media di 1.700 persone al giorno; il 70% giunge dall’estero e quasi la metà del pubblico ha un’età compresa tra i 27 e i 45 anni.
Singolare la particolarità emersa dall’osservazione del flusso. Secondo il concept espositivo il viaggio proposto da Hirst alla scoperta dei tesori salvati dagli abissi e rinvenuti all’interno del relitto Apistos (immaginifico antefatto) dovrebbe iniziare a Punta della Dogana e poi proseguire a Palazzo Grassi. Accade invece che le logiche di visita (i flussi provenienti dal centro della città) seguano un ordine contrario, portando ad attraversare il Canal Grande in un secondo momento.
Inoltre: 14 i giorni di gratuità per i veneziani totalizzati sino ad ora; 22 le visite guidate gratuite offerte ogni sabato in lingua italiana, 80.000 le piccole guide distribuite in mostra e che conducono il visitatore nel percorso (libero) con approfondimenti e localizzazione di ogni singola opera.
Impressionanti i numeri dei canali social: circa 15milioni le visualizzazioni in totale mentre il solo video timelapse che illustra il montaggio, nel cortile di Palazzo Grassi, dell’imponente demone (in resina, armatura metallica e rivestimento in bronzo) è stato visionato quasi un milione di volte.
È questa difatti una delle opere più fotografate dal pubblico, insieme a «The Warrior and the Bear», «Hydra and Kali» (a Palazzo ne sono esposte le copie più piccole mentre alla Dogana le versioni monumentali), la testa di medusa in malachite cui si aggiungono, forse per l’attrattiva ludica, anche «Mickey» e «Goofy».
Ma «The Demon with Bowl» è anche l’opera che, con i suoi quasi 18 metri d’altezza, fabbricata in California, giunta all’interno di 8 container, assemblata con l’utilizzo di una gru interna, meglio rappresenta (insieme al gruppo «Andromeda and the Sea Monster», scultura in bronzo di 75 quintali al primo piano, poggiante su apposite putrelle) l’impegno allestitivo di una consimile operazione (tanto più in una città d’acqua) i cui attori rimangono spesso relegati in secondo piano se non addirittura nell’ombra. Un team internazionale di soggetti statunitensi, europei e locali. Tra questi: Permasteelisa Group per l’engineering, studio Wilmotte & Associès per il progetto museografico, la francese Aïnu per “le soclage” che potremmo tradurre come i supporti allestitivi.
Sui costi dell’intera operazione nulla ufficialmente trapela, anche se Bethenod puntualizza che quella attuale è in effetti la più costosa tra quelle realizzate sino ad ora a Palazzo Grassi. Alla domanda se l’esposizione dopo Venezia conoscerà altre destinazioni Bethenod risponde che, sebbene «Treasures» fosse un progetto già esistente prima ancora della scelta lagunare, per ragioni spaziali e organizzative dubita si possa riproporre altrove mentre non esclude il proseguimento di collaborazioni con altre istituzioni culturali in Italia come quella in atto con Palazzo Strozzi (che consente una reciproca scontistica nella bigliettazione tra la mostra veneziana e quella fiorentina «Bill Viola. Rinascimento elettronico», fino al 23 luglio).
E dopo il «gigantismo» di Hirst (per usare le j’accuse di Jean Clair) che cosa attende il visitatore nel 2018? Forse troppo presto per svelare le anticipazioni… in attesa del bilancio finale (la mostra si chiuderà il 3 dicembre) e delle nuove strategie lungo l’asse Venezia-Parigi dove il 26 giugno è stato presentato ufficialmente il progetto di Tadao Ando per la trasformazione della Bourse du Commerce, a Les Halles, a nuovo museo della Fondation Pinault.

Damien Hirst, The Collector with Friend Image: Matteo De Fina © Damien Hirst and Science Ltd. All rights reserved, DACS/SIAE 2017

Damien Hirst, Hydra and Kali Image: Matteo De Fina © Damien Hirst and Science Ltd. All rights reserved, DACS/SIAE 2017

Damien Hirst, The Warrior and the Bear Image: Matteo De Fina © Damien Hirst and Science Ltd. All rights reserved, DACS/SIAE 2017
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