Il Padiglione della Federazione Russa ai Giardini, Biennale di Venezia © Marco Cappelletti

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Il Padiglione della Federazione Russa ai Giardini, Biennale di Venezia © Marco Cappelletti

«914»: il Padiglione russo che non ci sarà

Ispirati alla Biennale del 1914, Sukhareva e Savchenkov avrebbero esposto opere sonore con voci di uccelli, dipinti e installazioni sulla relazione tra corpo, materia e intelligenza artificiale

«Come a una voce lontana presto ascolto / Ma intorno non c’è nulla, nessuno». Sono versi che introducono al «Poema senza eroe» della poetessa russa Anna Achmatova (1899-1966) sulla copertina della mitica collana bianca di Einaudi in un’edizione del 1966 curata e tradotta da Carlo Riccio. Raccogliamo quelle parole scritte da un’autrice che soffrì la censura del regime sovietico perché, a quanto risulta ai nostri cugini di «The Art Newspaper Russia», a quel poema avrebbero fatto riferimento Alexandra Sukhareva (1983) e Kirill Savchenkov (1987), gli artisti invitati al Padiglione russo alla 59. Biennale di Venezia, cancellato per la guerra in Ucraina (cfr. articolo in questa pagina).

Come scritto su «The Art Newspaper» Sophia Kishkovsky, dopo l’invasione russa i due artisti moscoviti si sono ritirati, sostenuti e seguiti dal curatore lituano Raimundas Malasauskas. La commissaria della Federazione Russa Anastasia Karneeva ha comunicato via Instagram che il Padiglione resta chiuso chiarendo: «rispettiamo e sosteniamo le decisioni indipendenti» dei due artisti e del curatore.
Nei commenti al post sui social qualcuno ha rilevato che la nota ufficiale non parlava delle motivazioni, ovvero la guerra in Ucraina. La Biennale, che si tiene dal 23 aprile al 27 novembre, ha apertamente appoggiato la scelta dei due artisti e del curatore.

Cosa avremmo visto, nel padiglione espresso dalla Federazione Russa? Forse, ma è un’ipotesi di lavoro, Sukhareva e Savchenkov avevano in mente installazioni sonore con voci d’uccelli, magari combinate con opere pittoriche. Il progetto in corso d’opera era tenuto sotto riserbo. Un punto fermo c’è. Come da comunicato divulgato l’8 febbraio dall’ufficio stampa italiano, il lavoro doveva intitolarsi «914»: un numero che richiamava la istituzione del Padiglione russo alla Biennale nel 1914.

Sempre nella nota stampa Malašauskas descriveva il pensiero dietro al lavoro che non vedrà la luce di Venezia: «Concepito come una coreografia di gesti il progetto di Kirill Savchenkov e Alexandra Sukhareva alla Biennale Arte 2022 è il tentativo di affrontare la complessità del concetto di tempo dalla prospettiva del corpo, della materia e della tecnologia. Evoca il passaggio da uno stato all’altro, il flusso contorto tra futuro e passato, la divisione sospesa tra morti, vivi e Intelligenza Artificiale, tra il giorno e la notte, scivolando tra linguaggi e rappresentazioni, soffermandosi sulla memoria sociale più recente, congelandosi in previsione dell’imprevedibile, preparandosi per il domani, sia esso catastrofico o luminoso, oppure entrambi».

Come spesso accade nell’arte contemporanea dalla descrizione possiamo intuire gli intenti dei due artisti, ma non che cosa avrebbero proposto e come lo avrebbero impaginato. «Con sguardi diversi, ma complementari, Savchenkov e Sukhareva intessono un dialogo e una riflessione sulla nozione di tempo. Le loro opere analizzeranno il concetto di transizione, inteso sia come processo chimico che come processo filosofico», suggeriva sempre la nota.

Su Instagram Kirill Savchenkov aveva spiegato il suo stop così: «Non c’è più niente da dire, non c’è posto per l’arte quando i civili muoiono sotto il fuoco dei missili, quando i cittadini ucraini si nascondono nei rifugi, quando i manifestanti russi vengono messi a tacere». Coraggioso. Malašauskas, sempre su Instagram, ricordando di essere lituano ha aggiunto di non poter proseguire «alla luce dell’invasione militare russa e del bombardamento dell’Ucraina. Questa guerra è insostenibile politicamente ed emotivamente».

Per le sue parole poetiche Anna Achmatova conobbe la censura e il terrore dello stalinismo. Adesso in Russia basta dire o scrivere «guerra» invece di «operazione militare» per venire incarcerati e rischiare fino a 15 anni di detenzione.

Guerra Russia-Ucraina 2022
 

Il Padiglione della Federazione Russa ai Giardini, Biennale di Venezia © Marco Cappelletti

Kirill Savchenkov, foto di Masha Demianova; Alexandra Sukhareva; Raimundas Malašauskas, foto di Alexandre Guirkinger

Stefano Miliani, 28 marzo 2022 | © Riproduzione riservata

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