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Zao Wou-Ki alla Galleria Nazionale Jeu de Paume davanti al trittico «Mai-septembre 89» durante la consegna della spada di accademico il 26 novembre 2003. Foto Dennis Bouchard

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Zao Wou-Ki alla Galleria Nazionale Jeu de Paume davanti al trittico «Mai-septembre 89» durante la consegna della spada di accademico il 26 novembre 2003. Foto Dennis Bouchard

Zao Wou-Ki, il Picasso cinese

Il collezionista e gallerista Arthur de Villepin spiega le ragioni della crescita esponenziale del mercato «dell’artista cinese più importante del Novecento»

Luisa Materassi

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Definito spesso il «Picasso cinese», Zao Wou-Ki (1920-2013) è stato l’artista cinese più importante del Novecento. Nato a Pechino da una famiglia abbiente e amante dell’arte, fu iniziato alla calligrafia dal nonno paterno, e a 15 anni si trasferì da Shanghai a Hangzhou, dove studiò pittura all’Accademia di Belle Arti. Lì conobbe la prima moglie Lalan, anch’ella pittrice, dalla quale ebbe un figlio.

Ottenuta la cattedra di pittura all’Accademia di Chongquin, iniziò a esporre i primi dipinti e, grazie al sostegno dell’addetto culturale francese in Cina, nel 1948 ebbe l’opportunità di viaggiare a Parigi a perfezionare la sua arte. Installatosi a Montmartre, intraprese un intenso periodo di studio della pittura antica e moderna, in particolare di Cézanne e Paul Klee.

A Parigi frequentò Giacometti e Picasso e strinse amicizia con Hans Hartung, Pierre Soulages, Henri Michaux e il compositore Edgar Varèse. Visse al centro dell’avanguardia pittorica e musicale del Novecento, apportandovi il suo contributo del tutto personale. Nel 1953, contro il parere del suo gallerista, abbandonò definitivamente la figurazione e si dedicò all’astrazione, di cui divenne uno dei massimi esponenti mondiali.

A seguito della separazione dalla prima moglie, nel 1957 trascorse un anno negli Stati Uniti, dove studiò la pittura americana moderna, che gli parve più istintiva e spontanea di quella europea. A New York strinse amicizia con il gallerista Samuel Kootz e con gli artisti Barnett Newman, Franz Kline, Philip Guston e Adolph Gottlieb. Lo stesso anno visitò Hong Kong, dove conobbe la seconda moglie, l’attrice May Chan-Kan, con la quale tornò a vivere a Parigi.

Negli anni a seguire, Zao Wou-Ki continuò a riscuotere successo di pubblico e di collezionisti. Nel suo studio fuori Parigi, si dedicò sempre di più alla pittura monumentale, all’acquarello e alla pittura a inchiostro cinese. Dopo il tragico suicidio di May, trascorse vari mesi in Cina, dove rivide finalmente la famiglia e il figlio, che non vedeva dal 1948. Gli anni della maturità lo videro coinvolto nell’insegnamento e in grandi progetti espositivi in America, Europa e Asia.

Realizza importanti commissioni, come il gigantesco trittico di 2x10 m per la Raffles City di Singapore, insieme al suo amico architetto I.M. Pei. Ai riconoscimenti ufficiali (Legione d’onore dal presidente François Mitterrand nel 1993; Docteur honoris causa dall’Università di Hong Kong nel 1987) seguono viaggi in Cina a fianco dell’allora presidente francese, Jacques Chirac nel 1997 e nel 2000. Stringe inoltre amicizia con il primo ministro francese, Dominique de Villepin, che diviene uno dei suoi grandi collezionisti e promotori.

Negli ultimi anni, a sostenerlo in questa frenetica attività espositiva e diplomatica, è stata la terza moglie, Françoise Marquet, curatrice d’arte moderna. A seguito della morte di Zao Wou-Ki nel 2013, la vedova si è dedicata alla promozione dell’opera del marito, creando la Fondazione Zao Wou-Ki, attualmente coinvolta in vari progetti espositivi e nella pubblicazione dell’opera completa dell’artista. Dopo la presentazione, nel 2019 per le edizioni Flammarion, del Volume 1 (1935-1958) del Catalogue raisonné des Peintures de Zao Wou-Ki (oggetto di una ristampa leggermente aggiornata nell’ottobre 2020), l’uscita dei Volumi 2 (1959-1974) e 3 (1975-2008) è prevista per il biennio 2022-23.

Sebbene ogni anno si attestino nuove mostre internazionali e studi a lui dedicati, ad oggi in Italia la sua arte rimane relativamente poco nota. Abbiamo incontrato Arthur de Villepin, giovane impresario francese di base a Hong Kong, fondatore della galleria Villepin e del gruppo Art de Vivre.

Arthur de Villepin, oltre a essere uno dei principali collezionisti e galleristi di Zao Wou-Ki, lei ha avuto l
opportunità di frequentare lartista. Come l’ha conosciuto?
Conobbi Zao Wou-Ki a 12 anni perché era amico di mio padre, Dominique de Villepin, grande amante della sua arte. Ogni domenica ZWK e sua moglie venivano a pranzo a casa nostra, o noi visitavamo il suo studio e lo osservavo al lavoro. Mi ricordo in particolare un giorno, nel 2007, quando eravamo tutti riuniti a «La Lanterne», la casa di campagna dei primi ministri di Francia. I miei genitori avevano invitato Zao Wou-Ki e gli avevano chiesto di portare carta e pennelli affinché dipingesse dal vero. Dapprima lui esitò, dicendo che non lavorava mai fuori dal suo studio; ma infine portò con sé il materiale da lavoro e dopo pranzo si mise a dipingere acquerelli in terrazza. Fu un momento importante perché da allora in poi non dipinse più nello studio e lavorò soltanto allʼaperto, immerso nella natura.

Ci può descrivere la sua pratica e la sua arte?

Da bambino non capivo bene che cosa stesse facendo. Lo osservavo con stupore e un po di scetticismo. Tutti quei segni strani non mi sembravano affatto lopera di un grande maestro cinese, come lo definiva mio padre. Ma a distanza di anni, quando riguardo quegli acquerelli, mi sembra di tornare indietro a quel momento e risento lo spirito e lenergia di quel luogo. Larte di Zao Wou-Ki è una costante ricerca della rappresentazione dellinvisibile, un tentativo di giungere allessenza della natura e di coglierne lʼarmonia. Se cè un aspetto che definiva ZWK era la sua insaziabile curiosità: aveva gli occhi sempre aperti e cercava di cogliere qualsiasi opportunità gli si presentasse davanti. Anche quando capitavano piccoli incidenti di lavoro, li prendeva sempre come occasioni per sperimentare e trarne qualcosa di nuovo.

Nella sua galleria di Hong Kong ha dedicato già due esposizioni a Zao Wou-Ki. Può spiegare meglio i suoi progetti, passati e futuri?

Per me ZWK non è soltanto un artista che rappresento da un punto di vista professionale ma un uomo la cui arte mi sta profondamente a cuore. Pertanto cerco di realizzare progetti che lo colgano in maniera organica. Al di là delle opere stesse, quello che cerco di presentare al pubblico è la filosofia che permea la sua arte, e che si può applicare a tanti aspetti della vita. La prima mostra che gli abbiamo dedicato, «Friendship and Reconciliation» (2020), riguardava il suo metodo di lavoro; la seconda, «The Eternal Return to China» (2022), affrontava il tema di come ZWK, avendo abbandonato la Cina, paradossalmente si riavvicinò alla sua terra natale e divenne un artista più cinese.

Insieme a mio padre, abbiamo inoltre acquistato lo studio di ZWK, situato in un
antica colonica fuori Parigi, dove dipinse le sue opere più monumentali. Insieme alla Fondazione Zao Wou-Ki, stiamo progettando di creare uno spazio espositivo dove il pubblico possa avvicinarsi alla vita e allopera di questo grande maestro. Infine, stiamo comprando i diritti dautore allautobiografia di ZWK, che fu pubblicata in inglese e in francese sulla base di registrazioni fatte negli anni Novanta. Desideriamo tradurre il testo in cinese, affinché anche il suo pubblico natìo possa leggere la sua biografia.

Zao Wou-Ki avev
a una personalità artistica complessa: un artista, da un lato, profondamente cinese, dallaltro aperto allarte occidentale. La sua arte fu veramente capita durante la sua vita?
ZWK è un artista poliedrico: in parte europeo, in parte americano, in parte cinese. Quello che lo contraddistingue, a mio avviso, è il fatto che fu lunico artista cinese del Novecento a vivere e lavorare sia in Europa sia in America, coprendo tre continenti. Forse per questo fatto, durante la sua vita non fu del tutto compreso. Il pubblico cinese lo rispettava ma lo considerava un artista occidentale. In realtà, la matrice della sua arte è profondamente cinese, e fu proprio grazie al fatto di essersi confrontato con lOccidente che ZWK riscoprì la sua identità cinese.

Dal 2013 il suo mercato sta conoscendo una crescita esponenziale. Crede che questa tendenza continuerà in futuro?

Senza dubbio. A mio avviso, ZWK diventerà uno degli artisti più cari e ricercati al mondo. Il suo valore di mercato va al di là della bellezza della sua arte ed è legato al suo significato storico e geopolitico. È stato lartista cinese più importante del Novecento, una figura che forma parte integrante della storia, della cultura e dellorgoglio cinese. Così come il successo degli espressionisti astratti americani fu favorito dallimportanza geopolitica ed economica dellAmerica nella seconda metà del Novecento, ora stiamo assistendo allaffermarsi sul mercato dei grandi maestri cinesi del Novecento. Questa tendenza è alimentata dalla crescita geopolitica della Cina e dalla nascita di una nuova classe di collezionisti cinesi e asiatici. Quando questi clienti desiderano formare una nuova collezione, uno dei primi nomi che cercano è proprio quello di ZWK.

Zao Wou-Ki alla Galleria Nazionale Jeu de Paume davanti al trittico «Mai-septembre 89» durante la consegna della spada di accademico il 26 novembre 2003. Foto Dennis Bouchard

Lʼacquarello «Sans titre» (2007). Foto Dennis Bouchard

L’olio su tela «Hommage à Edgar Varèse – 25.10.64» (1964). Musée Cantonal des Beaux-Arts, Losanna. Donazione Françoise Marquet-Zao, 2015. Foto Dennis Bouchard

Luisa Materassi, 15 agosto 2022 | © Riproduzione riservata

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