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Vulci: il museo del castello nel parco archeologico

Il Museo Archeologico Nazionale di Vulci è nel Castello della Badia, a strapiombo sul fiume Fiora nel pieno del fascino intatto della Maremma viterbese, vicino a Montalto di Castro. Aperto nel 1975, ma riallestito, restaurato e riaperto a giugno 2016, contiene in poche sale i tesori scavati nella città etrusca di Vulci i cui resti sono visitabili nel vicino Parco Archeologico e Naturalistico. Urne funerarie, corredi tombali, statue, preziosi vasi attici e un raro gruppo marmoreo di «Mitra tauroctono». Reperti sopravvissuti agli scavi clandestini che hanno devastato le necropoli etrusche e romane della zona. Esposti nel museo gli «spiedi» e altri strumenti sequestrati ai saccheggiatori. Continue le nuove scoperte (cfr. p. 37). Eccezionale quella del febbraio 2016: la «Tomba dello scarabeo dorato» dell’VIII sec. a.C. Intatto il corredo con gioielli d’oro e ambra.

Visitatori nel 2015: 16.290 (diminuiti a causa della chiusura per il riallestimento)
Visita: 6 ottobre 2016


Voto medio 7,9


La sede: 10 Il piccolo castello risale al IX secolo. In origine era un’abbazia benedettina fortificata, con acqua nel fossato e ponte levatoio, a guardia dell’unico ponte della regione sul Fiora, intatto in un contesto naturalistico eccezionale, proprietà prima dei Farnese poi dei Torlonia. Acquisito negli anni ’60 dallo Stato come sede della Soprintendenza. Il museo è in una decina di ambienti su due piani. Troppo ridotti gli spazi: gran parte dei reperti sono nei depositi. Tutto accessibile ai disabili, pulizia impeccabile. Purtroppo è riscaldato soltanto il piano terra.

L’accesso: 5 Piccoli sbiaditi cartelli rendono difficile arrivare al Museo di Vulci dalla via Aurelia. Nella sala d’ingresso, destinata a mostre temporanee (fino a marzo 2017 quella sui «Misteri di Mitra») la biglietteria è un semplice tavolo. Ingresso 2 euro. Martedì-domenica 8.30-19, chiuso lunedì. No guardaroba né dépliant. Manca una guida stampata del museo, in preparazione. Nuova la guida con app per smartphone, solo in italiano. Sito Internet confuso in siti web nei quali prevale la presenza del Parco Archeologico (tomba François): biglietto a parte di 8 euro. Comodi gli spazi per guardare e riposare. Info 0761.437787

La visibilità: 10 Al primo piano, nelle 4 sale, ottime le nuove vetrine, ciascuna a tema, con una buona scansione temporale dall’età del bronzo a quella romana. Didascalie solo in italiano ma pannelli didattici esaurienti con cenni storici e illustrazioni anche in inglese. Ben fatto il video documentario con la storia del luogo. Un altro, in 3D, presenta belle immagini degli scavi ma soltanto 2 occhialini rimasti per guardarlo. Particolarmente ricco di reperti il periodo «orientalizzante» (VIII secolo a.C.) con vasi greci di alta qualità. 

L’illuminazione: 10 Rinnovata a led, suggestiva, ben dosata nelle grandi vetrine. Buono anche l’equilibrio tra luce esterna e faretti. Magnifico il panorama dalle finestre: l’antico ponte e il fiume Fiora in fondo al precipizio che taglia i campi verdi.

Custodi e sicurezza: 7 Nessun sistema di sicurezza all’ingresso. Un solo custode nelle sale. Alla biglietteria persona gentile, informata sulla storia del museo. Videosorveglianza ovunque.

La toilette: 3 Ricavata nel cortile esterno in un solo piccolo locale senza finestre adattato anche per i disabili. Bisogna curvarsi per entrare sotto l’arco della porta. Maleodorante, manca fasciatoio.

Il bookshop: N.D. Funzionava in una casetta di legno esterna, creato da un privato. Ora c’è soltanto all’ingresso del vicino Parco Archeologico, gestito da una ditta, con vari libri e gadget. 

L’ascensore: 10 Ben visibile, in vetro e acciaio, nuovo. Accessibile a tutti, porta all’unico piano superiore.

La caffetteria: N.D. In una stanza sul cortile, macchina distributrice con bevande e snack. Soltanto nel Parco Archeologico caffetteria e ristorante.

Tina Lepri, 09 novembre 2016 | © Riproduzione riservata

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