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Voglio aprire il Prix de Rome a tutto e tutti

Federico Castelli Gattinara

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Il neodirettore Muriel Mayette-Holtz è la prima donna alla guida dell’Accademia di Francia a Villa Medici, che festeggia i 350 anni 

Il 17 settembre è stata nominata e il 30 novembre la direttrice dell’Accademia di Francia Muriel Mayette-Holtz si è presentata ai giornalisti, mettendoci la faccia nel parlare un italiano che ancora non domina bene per spiegare l’impronta che nei prossimi tre anni vuol dare alla gloriosa istituzione che l’11 febbraio, per tre giorni, festeggerà i 350 anni di storia.

Mayette-Holtz è stata certamente una scelta insolita e criticatissima in patria, con una lettera aperta di artisti e intellettuali al ministro della Cultura Fleur Pellerin, amica del marito, rilanciata da «Libération».

Per la prima volta a guidare Villa Medici è una donna, per di più attrice e regista, per otto anni, fino al 2014, direttrice della Comédie-Française, anche in quel caso prima donna nella storia. «Contenta, fortunata, orgogliosa», Mayette-Holtz spiega che la sua gestione s’incardinerà su due punti di forza: l’apertura e la riflessione e promozione della creatività a 360 gradi. Aprire le porte, che è anche la migliore risposta ai fatti di Parigi, vuol dire potenziare «nei due sensi» lo scambio tra Villa Medici e il pubblico, tra Roma e Parigi, tra istituzioni culturali italiane, francesi e straniere. Vuol dire bilinguismo sempre, condividere gli artisti, riflettere sull’arte con i maestri delle più varie discipline: dal 18 febbraio al via «I giovedì della Villa. Questions d’art», gratuiti, primi invitati Valeria Bruni Tedeschi e Salvatore Settis. 

Le regole di selezione dei pensionnaires saranno cambiate, il Prix de Rome non avrà più una lista di discipline ammesse né un tetto d’età (oggi fissato a 45 anni): abrogati pure i relatori, la scelta sarà tutta nelle mani di una giuria unica, che vaglierà i progetti e si assumerà la responsabilità di individuare nuovi talenti. L’idea è di abbattere recinzioni, intersecare generi e generazioni, perché «l’arte non è una scelta ma una necessità, stare qui è trovare la forza di questa necessità», spiega.

L’attenzione al mondo dell’accademia come istituzione e patrimonio, che da qualche anno è oggetto di studi e dibattiti anche in Italia (il Mibact ha aperto un apposito tavolo tecnico), è evidente in tutta la programmazione, dai seminari alle esposizioni ai restauri.

Per le mostre, a Balthus, aperta fino al 31 gennaio, segue «Yan Pei-Ming, Roma», curata da Henri Loyrette, rispettivamente un pittore e uno storico dell’arte (direttore del Louvre fino al 2013), entrambi ex borsisti dell’istituzione. All’annuale Teatro delle Esposizioni dal 30 giugno a fine agosto, con i lavori dei borsisti in sede, segue «350 anni di creatività», curata da Jérome Delaplanche, sugli artisti dell’Accademia di Francia da Luigi XIV a oggi, dal 13 ottobre al 17 gennaio 2017 (poi nel 2018 in versione ampliata al Petit Palais di Parigi). 

Per i restauri, la stupenda controfacciata, arricchita con i rilievi provenienti dall’Ara Pacis e da altri monumenti romani, sarà completata in aprile. Interventi sono previsti sul calco seicentesco dell’Apollo del Belvedere e su altri gessi, sulla collezione dei dipinti e sugli arredi. E, ancora, rivoluzione nelle luci interne ed esterne, inadeguate, nuovi progetti pedagogici e la creazione degli «Amici di Villa Medici» per sostenere le gratuità estese il più possibile, a integrare il bilancio di circa 7 milioni di euro, di cui oltre 5 dello Stato francese.

Federico Castelli Gattinara, 06 gennaio 2016 | © Riproduzione riservata

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