Vitone e le sue grandi tele senza pittura

Alla Galleria Rolando Anselmi i lavori del genovese si interfacciano con le incisioni di Piranesi grazie ad un filo rosso comune: il tempo

Particolare di «Villa Adriana Veduta dalle Cento Camerelle» di Luca Vitone © Sebastiano Luciano
Silvano Manganaro |  | Roma

Come si evince dal titolo, «Ancora su Villa Adriana», la mostra di Luca Vitone alla Galleria Rolando Anselmi ripropone fino al 3 giugno le opere pensate per il progetto «Io, Villa Adriana», realizzato poco meno di un anno fa per Villae (l’Istituto autonomo diretto da Andrea Bruciati che comprende i siti di Villa d’Este e, appunto, Villa Adriana a Tivoli) e il MaXXI di Roma.

Negli spazi di via di Tor Fiorenza sono infatti riproposte otto tele realizzate lasciando quest’ultime esposte per mesi in balia degli agenti atmosferici proprio nel sito che fu dimora dell’imperatore filosofo, delegando alla natura, alle muffe e alla polvere, il compito di produrre l’opera. Il risultato è una sorta di pittura minimalista creata senza l’intervento di mano umana, una pittura senza pittura, non rappresentazione di paesaggio ma presentazione di paesaggio.

Quello che si percepisce, guardando queste grandi tele, non è nient’altro che lo scorrere del tempo, il tempo «puro», come direbbe Marc Augé parlando delle rovine. A intervallare questi lavori sono presenti una serie di incisioni di Giovanni Battista Piranesi che rappresentano le grandi rovine tiburtine alle quali l’artista ha però aggiunto delle note musicali: una trovata già presente nella mostra al MaXXI benché, se in quell’occasione le due stampe piranesiana erano più che altro un riferimento all’opera «Scavo (Piccole Terme)», 1996-2021, presente a Villa Adriana, ora questi lavori (minimali tanto quanto le tele) raggiungono una loro autonomia poetica ed evocativa.

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