Robert Capa, «Henri Matisse nel suo studio», Nizza, agosto 1949. Credits: Robert Capa, International Center of Photography, Magnum Photos

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Robert Capa, «Henri Matisse nel suo studio», Nizza, agosto 1949. Credits: Robert Capa, International Center of Photography, Magnum Photos

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Le foto Magnum al Festival di antropologia del contemporaneo

Giulia Cogoli e Davide Daninos sono i curatori della mostra dedicata agli studi di artisti, scrittori, architetti, registi e musicisti dal titolo «Dove nascono le idee. Luoghi e volti del pensiero nelle foto Magnum». Realizzata con Magnum Photos e Contrasto in occasione del festival Pistoia - Dialoghi sull’uomo, l’esposizione presenta dal 25 maggio all’1 luglio nel Palazzo Comunale 40 fotografie in linea con il tema della nona edizione del festival di antropologia del contemporaneo: «Rompere le regole: creatività e cambiamento». Pubblichiamo qui in anteprima uno stralcio del testo in catalogo dei due curatori: «“Una vetrata aperta sulla volta illuminava l’atelier del maestro Porbus. Concentrata su una tela fissata al cavalletto, su cui erano state tracciate solo tre o quattro pennellate bianche, la luce non raggiungeva le cupe profondità degli angoli di quell’ampio ambiente […].

Scatole di colori, bottiglie d’olio e d’acquaragia, sgabelli rovesciati lasciavano a fatica un angusto passaggio, che conduceva sotto l’aureola proiettata dall’alta vetrata, i cui raggi cadevano a piombo sul pallido volto di Porbus e sul cranio eburneo di quell’uomo singolare”. È così che Honoré de Balzac immagina l’atelier parigino di François Porbus, situato nel suo Capolavoro sconosciuto al n. 7 di rue des Grand Augustins. Ed è qui che, all’incirca cento anni dopo, il fotografo tedesco Herbert List utilizza la stessa finestra per illuminare questo ambiente oscuro, mostrando le tele, i pennelli e i cavalletti che circondano il suo nuovo proprietario, Pablo Picasso.

Seguendo il percorso dettato dai raggi filtrati dalla finestra, entrambe le narrazioni rivelano lentamente gli strumenti e i materiali di lavoro via via che la luce li rischiara, fino a disegnare i volti dei pittori. Entrambe le descrizioni ci offrono l’accesso a un paesaggio nascosto, ci permettono di osservare da vicino il luogo privato della creazione che rimane, spesso, sconosciuto. Fin dai suoi primi anni, l’agenzia Magnum, nata nel 1947, ha raccolto numerosi reportage dedicati ad alcuni fra i più importanti intellettuali del Novecento, ritraendo così non solo le personalità, ma anche i comportamenti e i luoghi che hanno stimolato le idee più rilevanti nella storia della cultura moderna e contemporanea.

Come Ferdinando Scianna insegna però: “Non si può fotografare il gioco, come non si può fotografare l’amore: solo si possono fotografare gli amanti”. Così gli scatti qui raccolti non rappresentano il pensiero, ma ci mostrano i pensatori e i luoghi dove la creazione prende forma. I fotografi Magnum ci permettono di visitare archivi di idee che, come polvere, sono depositate su tutti i libri, i mobili e gli strumenti che abitano questi spazi di sperimentazione.

Fotografare uno studio significa fermare le idee ancora mentre vorticano nell’aria rarefatta, permettendoci di conoscere i processi invisibili delle menti che le hanno concepite. (...) Negli scatti dei fotografi Magnum, da René Burri a Bruno Barbey, da Robert Capa a Philippe Halsman, da Dennis Stock ad Abbas, da Werner Bischof a Susan Meiselas, gli incontri con gli artisti e con i luoghi del lavoro intellettuale non sono mai saltuari. Le loro immagini ci offrono più indizi che resoconti dettagliati: non sono descrizioni in prosa, ma brevi composizioni poetiche».
 

Robert Capa, «Henri Matisse nel suo studio», Nizza, agosto 1949. Credits: Robert Capa, International Center of Photography, Magnum Photos

Redazione GDA, 25 maggio 2018 | © Riproduzione riservata

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