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Una risorsa per politici pentiti

Federico Florian

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Quando si parla di DIS, il collettivo newyorkese di curatori-artisti-tastemaker, viene immediato pensare a quell’espressione tanto in voga nella recente critica d’arte: Post-Internet Art. Composto da Lauren Boyle, Solomon Chase, Marco Roso e David Toro, curatori della Biennale di Berlino 2016, il collettivo (nella foto di Sabine Reitmaier) è la quintessenza di un’estetica da «post-invenzione-del-web»: attivo tanto online quanto offline, DIS convoglia la frenetica energia creativa della realtà digitale in progetti che contaminano virtuale e analogico, arte e retail, moda e videogame. Primo fra tutti «DIS Magazine» (www.dismagazine.com), una piattaforma web che, sotto l’ingannevole parvenza di una tradizionale rivista digitale, raccoglie contributi di artisti, servizi fotografici e indumenti acquistabili online (nello stock di DISOWN, lo shop digitale di DIS, figurano, ad esempio, rotoli di carta igienica personalizzati da Nick DeMarco e un «logo per le fantasie sessuali» progettato da Antoine Catala). Non è un caso che Ryan Trecartin, forse il maggiore esponente della Post-Internet Art, sia stato tra i primi a collaborare con «DIS Magazine».

Il progetto consisteva in un editoriale di moda, realizzato insieme a Buntah, un programmatore informatico, e ai personaggi virtuali di The Sims (il videogame), che posavano come modelli. Se «DIS Magazine» è stato definito un «originale esercizio di controcultura», DISimages (www.disimages.com), progetto parallelo del collettivo newyorkese, contagia del medesimo spirito avanguardistico il mondo della cultura visuale di massa. DISimages è una bizzarra agenzia di stock images: tra le immagini acquistabili online vi sono fotografie di Anne de Vries e Dora Budor, suddivise in assurde categorie quali «Vita da sirenetta» o «Batterie in vacanza».

Tra le opzioni anche una selezione di video di Ian Cheng, che mostrano diverse versioni di avatar 3D. Tanto futuristiche quanto pragmatiche le intenzioni dell’agenzia: come spiega Lauren Boyle, DISimages nasce dal desiderio di creare un’agenzia di immagini stock in grado di rappresentare «l’apologia pubblica». Una risorsa visuale per i discorsi pubblici di politici pentiti.

Federico Florian, 21 luglio 2016 | © Riproduzione riservata

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