«Argento su cobalto» (2005) di Carla Accardi

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«Argento su cobalto» (2005) di Carla Accardi

Una mostra tra forma e linguaggio

Da Mazzoleni le opere di tre autori che in modo diverso hanno utilizzato il segno per evocare significati e riferimenti simbolici

La galleria Mazzoleni propone dal 20 aprile, sino al 17 giugno, la collettiva, «Bianco nero colore chiuso aperto» che coinvolge tre autori, Carla Accardi, Giuseppe Capogrossi e David Reimondo, accomunati dall’utilizzo del segno, con le sue molteplici varianti, nella loro pratica artistica.

Ognuno di loro ha potuto sviluppare ricerche originali talora strettamente legate al contesto in cui ha operato. Carla Accardi (Trapani, 1924 – Roma, 2014) con Pietro Consagra, Ugo Attardi, Renzo Vespignani, Giulio Turcato, Piero Dorazio, Mino Guerrini e Antonio Sanfilippo tra i principali esponenti del movimento d’arte astratta Forma 1, ha iniziato la sua attività nel secondo dopoguerra quando era assai calda la disputa tra figurazione e astrazione.

In anni in cui il travagliato passaggio verso la modernità ha conosciuto persino interferenze della politica nel campo artistico, alcuni giovani creativi spingevano verso la mediazione tra i due opposti linguaggi che si sarebbe concretizzata attraverso immagini di forma e colore scaturite da personali intuizioni.
L’artista siciliana, che a giorni sarà protagonista di una personale al Museo Correr, ha sviluppato così un suo gesto pittorico, di ascendenza informale, che man mano si è definito su tele dai pittogrammi apparentemente slegati tra loro.

Nelle opere degli anni Cinquanta, rovesciando la tradizione grafica, ha imposto sulle superfici un tratto non più nero su bianco ma bianco su nero che, nei decenni successivi ha acquistato colori e forme più definite condensandosi in una sorta di moduli, come in «Scacchiera verdeoro» del 1974. In «Argento su cobalto» del 2005 è invece evidente quella libertà compositiva che dagli anni Ottanta in avanti, da vita a quadri leggeri, più «sciolti» e liberi nelle linee e nei segni.

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Lo stile di Giuseppe Capogrossi (Roma, 1900-1972), più anziano di due decadi, è uno dei più riconoscibili del secolo scorso. L’artista romano che aveva iniziato la sua ricerca in ambito figurativo, sul finire degli anni Quaranta ha virato in direzione astratta. La sua «trasformazione», allora rivoluzionaria, l’ha portato a concepire un personale alfabeto, tra le massime espressioni «informali» dell’arte europea.

Nella sua ricerca «il segno incontra lo spazio della superficie in una dialettica di bianco e nero giocata in una rigorosa bidimensionalità. Da qui la nascita di una struttura segnica ripetuta, sempre uguale a sé stessa, ma tracciata liberamente e proposta in diverse combinazioni grafiche e cromatiche, ogni volta caratterizzate da ritmo, tratto e definizione differenti».

Esposti, spiccano l’olio «Superficie 127» del 1955 e il piccolo cartone «Superficie XXX» del 1962, in cui il caratteristico segno, «sigla» emblematica di tutta la sua produzione, si muove su uno spazio pittorico opulento e squillante nelle sue tonalità.
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Curioso ma pertinente è l’accostamento del terzo autore, David Reimondo (Genova, 1973).
L’artista è da tempo impegnato nell’indagine di nuovi strumenti di comunicazione che raccontino, attraverso il ricorso al simbolo, la complessità del pensiero umano. Nel tentativo di svincolare da retaggi secolari che hanno informato e condizionato l’esistenza di ognuno di noi, in primis la lingua stessa, Reimondo crea nuovi grafemi e fonemi, «sculture in legno colorate con inchiostro nero per stampanti vivono in continua aggregazione e disgregazione come cellule modulari che scardinano le “gabbie iconografiche” che ci appartengono».

In mostra due dei quaranta simboli della serie «La materia del significato» del 2021, intensa riflessione sull’individuo, in cui pensiero ed espressione formale acquistano una loro sostanza fisica. Completano il percorso «Video calligrafia» (2019) e «Atto di Pensiero» (2017) che, realizzate attraverso l’uso di media diversi, mirano a coinvolgere lo spettatore su vari livelli fisici e cognitivi.

«Pre-pensieri da New York» (2021) di David Reimondo

«Superficie XXX» (1962) di Giuseppe Capogrossi

Monica Trigona, 19 aprile 2023 | © Riproduzione riservata

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