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Melanie Gerlis
Leggi i suoi articoliCondo è un evento espositivo frutto della collaborazione tra gallerie iniziato nel 2016. Ogni galleria ne ospita una proveniente da un diverso Paese. Nella sua tappa londinese del 2020 (svoltasi dall’11 gennaio al 2 febbraio) ha confermato il suo perfetto funzionamento in un quadro di ottimismo di cui beneficiano molto le gallerie minori, quelle che con grandi difficoltà possono permettersi di partecipare alle fiere.
Condo ha molti fan e la sua formula vincente è arrivata anche a New York, San Paolo e Città del Messico. La fondatrice Vanessa Carlos ha in programma un appuntamento anche a Berlino, dove le gallerie non vedono l’ora di colmare lo spazio lasciato vuoto dopo la chiusura dell’autunnale fiera Art Berlin. Condo funziona per diverse ragioni. La programmazione a gennaio dell’appuntamento londinese è l’ideale per gli appassionati che vogliono iniziare l’anno con esposizioni di gallerie locali, qualcosa che tutti vogliamo sempre fare ma per cui poi, nel corso dell’anno, non troviamo più il tempo.
Condo è anche un mix perfetto tra un’apparente «autodeterminazione» (posso andare dove e quando voglio) e una solida struttura alle spalle. Per le gallerie è un gioco da ragazzi. Un partecipante dell’edizione londinese ha dichiarato che durante il weekend di apertura di Condo la sua galleria registra tanti visitatori quanti in una mostra media di sei settimane. Per le gallerie d’oltreoceano è un modo nuovo per incontrare nuovi clienti e proporre (e spesso vendere) i loro artisti. Il tutto per 700 sterline (circa 835 euro), quota politica di partecipazione a Condo, più le spese di viaggio e il soggiorno.
Non sempre le collaborazioni tra gallerie funzionano. Londra è una meta turistica ma è sufficientemente tentacolare da richiedere una certa organizzazione. E anche se i londinesi sono culturalmente curiosi, non hanno la stessa abitudine di visitare le gallerie commerciali che hanno i newyorkesi, quindi un aiuto oltre al nucleo di Mayfair è molto utile. Il numero relativamente piccolo di gallerie di Condo (quest’anno 36 in 17 sedi) ha invogliato a passarci qualche ora piacevole.
La Carlos ha deliberatamente minimizzato i meriti di Condo rispetto alle fiere d’arte, con la ferma volontà di far vivere l’appuntamento di vita propria, ma questi punti di forza sono difficili da ignorare. Personalmente, nell’ultima edizione londinese, in tre ore ho visitato solo cinque gallerie (un numero molto basso confrontato con le fiere), ma ho scoperto diversi artisti e ho parlato con otto galleristi da Los Angeles, Chicago, Glasgow, Dublino, Tokyo e Londra.
Tutti hanno fatto riferimenti espliciti ai costi finanziari e ambientali delle fiere. Mentre Condo cresce, lo fanno anche gli allestimenti: meno artisti «messi insieme a caso per vedere che cosa succede» e più personali, realmente condivise. Tra i gruppi in visita quest’anno, i mecenati delle potenti gallerie londinesi Chisenhale Gallery e South London Gallery. In un settore finora poco avvezzo al cambiamento, il quinto anno di Condo è un passo importante verso una strategia di mercato più sana.
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