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Redazione GDA
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F.L.
È una delle zone più belle, intatte e suggestive non solo della Toscana ma di tutta l’Italia; racchiude straordinari tesori artistici e architettonici tra i quali l’Abbazia cistercense di San Galgano, un capolavoro dell’architettura del XIII secolo che per le sue peculiarità è famoso in tutto il mondo. Il pericolo che incombe su questa zona è quello di dover «ammirare» sullo sfondo dell’abbazia di San Galgano una ciminiera alta 20 metri e più, inglobata in una costruzione che dovrebbe sorgere a meno di 2 chilometri di distanza dalla abbazia stessa, una centrale termoelettrica a biomasse con impiego di biomassa legnosa affiancata da un’attività di essicazione e pellettizzazione di legno vergine. Il progetto della centrale presentato all’inizio del 2014 prevede, oltre alla ciminiera, la costruzione di elementi prefabbricati di colore chiaro che sarebbero ben visibili da un lato dell’abbazia e che potrebbero però essere mitigati da opportune mascherature arboree; quello che invece non potrebbe essere occultabile è la ciminiera, particolarmente impattante soprattutto perché a tutt’oggi il panorama che si gode dall’abbazia non è turbato da elementi incongrui.
La grande preoccupazione riguarda quindi sia il forte impatto ambientale prodotto dalla centrale sia l’indotto che l’impianto genererebbe, non solo visivo ma anche acustico, derivante dall’attività produttiva dell’impianto stesso e dal massiccio passaggio di camion che intaccherebbe l’atmosfera di grande misticismo del luogo normalmente immerso in un rasserenante «silenzio bucolico». In più, il tutto rovinerebbe il colpo d’occhio di notevole effetto paesaggistico. Malgrado da più parti si riconosca l’assoluta incompatibilità dell’impianto con la tutela e la salvaguardia del paesaggio e dell’ambiente, finora sono mancate iniziative o prese di posizione forti e risolutive che riescano a prendere il sopravvento su un profitto immediato derivante da un insediamento industriale che potrebbe e dovrebbe trovare spazi idonei in altra sede.
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