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Un poverista giapponese
- Federico Florian
- 08 ottobre 2016
- 00’minuti di lettura
Federico Florian
Leggi i suoi articoliUna «situazione», per l’artista giapponese Kishio Suga (1944) è uno stato percettivo ottenuto tramite la creazione artistica. Nello specifico, un’installazione composta da materiali diversi, organici e non, in grado di svelare, tramite tensioni e allentamenti, i legami esistenziali che intercorrono tra i vari elementi all’interno dello spazio. «Situations», il titolo della retrospettiva (la prima in Europa) che l’HangarBicocca dedica all’artista sino al 29 gennaio, allude proprio a tale principio estetico. Esponente del movimento Mono-ha (letteralmente «scuola delle cose») tra la fine degli anni Sessanta e il principio degli anni Settanta, Kishio Suga presenta in questa rassegna milanese una ventina di installazioni realizzate dal 1969 a oggi, da lui riadattate in funzione dello spazio dell’Hangar. Si tratta di lavori fatti di materiali naturali, come legno e pietra, e materiali industriali, come ferro, zinco e paraffina, che richiamano una certa estetica poverista tipicamente italiana.
L’esposizione, a cura di Yuko Hasegawa e Vicente Todolí, si apre con «Critical Sections», scultura sospesa al soffitto e composta da tessuti bianchi e neri, intrecciati dall’artista e intervallati da rami trovati in loco, e collegati a terra a lastre di zinco. «Left-Behind Situation», costituita da un unico cavo metallico teso nello spazio su due livelli, su cui blocchi di pietra e legno giacciono in equilibrio precario, occupa l’intero Cubo (uno degli spazi dell’HangarBicocca), rendendolo inaccessibile al visitatore. Oltre alle installazioni all’interno delle navate, l’esterno è dominato da «Unfolding Field», struttura fatta di pali di bambù posti su elementi in cemento e cavi leggeri.