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Un Orfeo per Faulkner

Guglielmo Gigliotti

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Un’antologica di Marcello Mascherini (Udine, 1906-Padova, 1983), allestita nelle sale della Fondazione Tito Balestra fino al 13 novembre, documenta l’attività dello scultore che portò nella contemporaneità i miti arcaici della natura. «Marcello Mascherini-Segno e scultura 1927-1980» riunisce, a cura di Giuseppe Appella, un centinaio di opere, tra sculture, disegni e incisioni, caratterizzate tutte da quel nitore di immagine e di sintesi di forme aguzze, con cui lo scultore friulano si impose sulla scena dell’arte italiana a partire dagli anni Trenta, fino ai grandi incarichi pubblici dei decenni postbellici.

«Chimere», «Fauni», essenziali nudi di donna, evocano, nei loro tratti filiformi, una condizione di purezza formale che rimanda a un mondo antico perduto. Di qui il legame dell’autore con la poesia arcaica dei lirici greci, evidente nelle illustrazioni di poesie, presentate in mostra, di Saffo, Alceo e Anacreonte. L’analisi dell’opera grafica di Mascherini permette anche di ripresentare i cicli «Tra sera e note» (1968), «I fiori di Marcello Mascherini» (1975), «L’Orfeo di Mascherini» (1975) e «Dannunziana di Marcello Mascherini» (1976).

Il rapporto privilegiato con la letteratura trova un suo apice nell’acquisto, da parte di William Faulkner, nel 1949, di una sua scultura bronzea che raffigura il mitico capostipite dei poeti, Orfeo, che il premio Nobel volle nella sua collezione privata. La fama che ebbe in vita lo scultore si espletò pure nella rilevanza degli incarichi amministrativi, quale membro del Consiglio della Biennale di Venezia (1952-56) e del Consiglio Superiore delle Antichità e Belle Arti (1958-62).

Guglielmo Gigliotti, 07 ottobre 2016 | © Riproduzione riservata

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