«Uno strumento per acquisire nuove conoscenze e nuove capacità di lettura del paesaggio, dell’arte e dell’architettura, fornendo ulteriori elementi per la tutela»: Daniele Ferrara, direttore del Polo Museale Veneto, ha presentato così «Acqua, terra, fuoco. Architettura industriale nel Veneto del Rinascimento», mostra a cura di Deborah Howard che si apre da domani al 12 marzo al Palladio Museum di Vicenza.
Nata in seno al Centro Internazionale di Studi Andrea Palladio di Vicenza, che festeggia così i dieci anni del Palladio Museum a Palazzo Barbaran da Porto, segna l’inizio della collaborazione del Cisa con la direzione regionale del Mic. Si sonda, nell’allestimento di Andrea Bernard, il retroterra culturale, sociale ed economico del Veneto del ’500, dalla fortissima capacità innovativa, attraverso alcuni dipinti di Tiziano, Bellotto e Francesco Bassano, ex voto, libri, oggetti, abiti, disegni, mappe, modelli antichi di meccanismi brevettati.
I video girati da Fausto Caliari contengono le testimonianze di antiche attività e strutture ancora esistenti. È quel retroterra che ha consentito al genio di Palladio di esprimersi a Vicenza e nelle campagne in virtù della vasta committenza di una classe nobiliare in cerca di rivalsa nei confronti dei veneziani che avevano il monopolio delle cariche pubbliche, secondo la lettura di Howard Burns, studioso che ha ricercato le radici della rivoluzione palladiana proprio nella realtà economica del Veneto dove l’abbondanza di acqua di risorgiva ha costituito una grande ricchezza.
La curatrice Deborah Howard, tra i massimi studiosi dell’architettura veneziana, ha battezzato la mostra come «un sogno», frutto di tre anni di ricerca, mentre il direttore del Cisa Palladio Guido Beltramini ha spiegato come sia derivata da questo percorso di studio la comprensione dell’esistenza in molte ville di strutture produttive (a Maser un lanificio, a Villa Pisani Bonetti di Lonigo un mulino, per esempio), ma anche nuove chiavi di lettura per le arti visive. Come per il dipinto di Tiziano, «Orfeo e Euridice», del 1510 dall’Accademia Carrara di Bergamo dove è stato riconosciuto il modello di forno fusorio diffuso sulle montagne di Belluno. Info: palladiomuseum.org.
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