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Un mercato austro-italiano

Vittorio Bertello

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Dorotheum ha iniziato il ciclo di aste di fine maggio con la vendita di arte moderna del 31 maggio. Il prezzo più alto (1.022.500 euro, contro stime di 300-500mila) è stato raggiunto da «Baptême de masques», olio su tela del 1925-30 di 60x70 cm di James Ensor, un soggetto che l’artista fiammingo utilizzò anche per altre tre sue opere note. Il quadro proposto da Dorotheum era invece una scoperta recente, assente dal mercato da più di cinquant’anni.

Seconda in ordine decrescente di prezzo, una «Bagnante» del 1990 di Fernando Botero, piccolo bronzo di 30,5x50,7x23 cm ed esemplare numero 3 di una tiratura di sei, partiva da una quotazione di 200-250mila euro: è salita fino a 344.600.

Ha realizzato invece 190mila euro (da stime di 80-130mila) «Memento of a trip», acquarello su carta di 50,5x49,3 cm realizzato da Friedensreich Hundertwasser nel 1957; mentre, tra le moltiplicazioni di stima, citiamo un’«accademia» di nudo maschile del 1879 di Gustav Klimt, matita su carta di 42x26,7 cm, che partiva da aspettative di 9-12 mila euro e che ha raggiunto i 45mila.

Tra gli italiani del catalogo Renato Guttuso aveva «Natura morta con la scure/Grande natura morta con fiaschi e bricco» del  1947, olio su tela, 131x97,3 cm, battuta a 125mila euro (stime 65-85mila); stesso prezzo per «Riflessi su un paese (Romagna)», 1917 ca, olio su cartoncino di 56x54,5 cm di Roberto Marcello Iras Baldessari (stime 35-45mila).

L’arte contemporanea era la consueta rassegna di arte soprattutto italiana. Nell’asta più importante, la prima sessione del primo giugno, su 99 lotti 45 erano di autori italiani. Il secondo catalogo, disperso nel pomeriggio del giorno seguente, contava invece 284 lotti; di questi, 105 erano opera di nostri connazionali.

Il prezzo più alto (735mila euro) della prima tornata è stato raggiunto da Lucio Fontana, che aveva un «Concetto spaziale. Attesa» del 1967-68. Presentata in una scatola di plexiglas, l’opera, che proveniva da una collezione privata tedesca, era stimata tra 600 e 800mila euro.

Di Enrico Castellani il catalogo del primo giugno proponeva quattro opere: sono state vendute tutte. Tra esse il prezzo più alto (383.640 euro) l’ha spuntato una «Superficie bianca» del 1986 valutata 250-350mila.

Tre sono i record mondiali battuti, tutti per artisti italiani: Carla Accardi («Biancobianco» del 1966 a 234.800 euro), Fabio Mauri («Lettere o alfabeti» del 1972 a 125mila) e Rodolfo Aricò («Vertice volante» del 1967 a 87.500), anche se il primo di questi prezzi non è riconosciuto come record d’asta dal database artnet.com, che riporta i prezzi «su base dollaro» e per il quale l’aggiudicazione di «Biancobianco» è il terzo prezzo nella storia del mercato dell’artista siciliana.

Mauri e Aricò hanno più che raddoppiato il loro record precedente (per Mauri erano i 58mila euro pagati a Christie’s Milano nel 2008; per Aricò i 33.750 pagati all’asta Finarte due mesi fa, l’11 maggio scorso).

Per Alberto Biasi, invece (artista il cui mercato è «esploso» negli ultimi due anni: dei dodici prezzi più alti ottenuti in asta da sue opere l’aggiudicazione più «antica» è del settembre 2014), l’asta viennese ha prodotto il terzo e quarto risultato di sempre, cioè i 106.250 e i 93.750 euro pagati rispettivamente per «Oggetto ottico-dinamico», lavoro in legno e tessuto del 1961 (stime 70-100mila euro), e «Rilievo ottico-dinamico», realizzato dall’artista padovano in legno e Pvc nel 1966 (stime 65-85mila).

Vittorio Bertello, 11 agosto 2016 | © Riproduzione riservata

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