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Franco Maria Ricci nel Labirinto. © Yann Monel

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Franco Maria Ricci nel Labirinto. © Yann Monel

Un Labirinto senza affollamenti

Con 15 giovani appassionati, Franco Maria Ricci e il direttore Pepino si preparano al 2021

Sandro Parmiggiani

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Archiviato con soddisfazione il traguardo dei 75mila ingressi nel 2019, il Labirinto della Masone creato da Franco Maria Ricci confidava di aumentare significativamente l’esito eccezionale in occasione di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020. La pandemia da Covid-19 ha annientato le aspettative, ma non la determinazione a resistere e a cogliere l’occasione del lockdown per migliorare le modalità di fruizione e arricchire la proposta culturale del Labirinto.

Edoardo Pepino, direttore del Labirinto, spiega: «Abbiamo imparato in questi anni che per avere più visitatori occorrono energie e mostre ed eventi affascinanti; siamo costretti a fare nel 2021 ciò che avevamo organizzato per quest’anno. Rimanendo chiusi abbiamo perso la stagione migliore dell’anno e i relativi introiti; avendo meno risorse da investire, abbiamo amplificato e “tirato a lucido” il nostro percorso permanente, anche grazie allo staff formidabile (una quindicina di giovani appassionati) che lavora con noi, con i quali, senza ricorrere alla cassa integrazione, abbiamo lavorato in questi mesi alla riapertura avvenuta il 18 maggio. La necessità di contingentare e scaglionare le entrate ci induce a puntare a un miglioramento della fruizione della nostra offerta culturale, peraltro con tariffe ridotte del 20%. Nel passato, nei giorni di maggiore afflusso, registravamo 2mila persone al giorno; ora i biglietti si fanno online, non ci sono più code all’ingresso né assembramenti nelle sale e nel Labirinto. Ogni opera ha un codice Qr per accedere a dettagliate informazioni. Così si vive il Labirinto in tranquillità e senza affollamenti».

Per la riapertura Franco Maria Ricci ha indirizzato una lettera di benvenuto ai visitatori: «L’Anonimo che creò la locuzione “Fare di necessità virtù” (una delle più belle della lingua italiana) indica, non solo a noi, la strada da seguire. L’alternarsi delle presenze, mai troppo folte, agevolerà un’accoglienza più attenta e delicata. Nelle sale spaziose e sanificate del Museo e della Biblioteca i dipendenti del Labirinto e i redattori della casa editrice metteranno a disposizione di un pubblico diradato tutte le loro cognizioni, soddisfacendo ogni curiosità; le visite saranno dunque, in un certo modo, insieme libere e guidate». Prosegue Pepino: «Abbiamo puntato a una maggiore sicurezza e a un investimento sulla proposta culturale, che faccia emergere nitidamente il nostro modo di presentare l’arte e di essere immersi nella natura, che ora pulsa con le piante di bambù cariche di nuovi germogli».

Entrando nel Labirinto della Masone si respira immediatamente un’aria nuova: il bookshop si è ampliato diventando un’ampia libreria, con una grande opera di Lucio Del Pezzo che ne ricorda la scomparsa; il bar e il ristorante hanno occupato quasi per intero il cortile d’ingresso; sotto i portici della corte centrale, ci sono tavoli e poltrone di vimini che invitano i visitatori a una sosta durante la visita della mostra di pannelli sulla vicenda umana e professionale di Franco Maria Ricci, grafico ed editore, e della realizzazione del Labirinto; le due sale all’ingresso della corte, intitolate a Borges e a Calvino, con gli scaffali di libri alle pareti, sono un invito alla meditazione e alla lettura.

Alla fine del percorso della collezione permanente, ci sono le sale delle mostre temporanee allestite sino a fine anno: i «Fiori di carta» ritagliati al tempo della Rivoluzione culturale cinese con i ritratti di Mao; le copertine di «Wendingen», la rivista d’arte e d’architettura edita ad Amsterdam tra il 1918 e il 1931, esposte assieme alle formelle di Galileo Chini provenienti dalle Terme Berzieri di Salsomaggiore (entrambe queste proposte furono il soggetto di due splendidi libri di Ricci) e il documentario «Ephémère» su Franco Maria Ricci, già presentato al Teatro Regio di Parma in occasione dei suoi 80 anni. Pepino e il suo staff già sono al lavoro per il 2021, quando Parma avrà di nuovo l’occasione di essere Capitale Italiana della Cultura.

«È arduo fare previsioni, perché la proposta del 2020 si rivolgeva a un pubblico anche straniero, che non sappiamo quanto potrà essere numeroso. Peraltro, se è vero che il pubblico internazionale ha bisogno dei grandi nomi, è altrettanto vero che sarebbe utile che il pubblico locale potesse riscoprire collezioni strepitose e opere d’arte poco note di Parma e dei suoi dintorni: i castelli, i piccoli musei, spesso poco noti, come il Museo Bottego. In città, a Palazzo Pigorini, ci sarà la mostra dedicata a Franco Maria Ricci; qui a Fontanellato un’esposizione sui Labirinti e sul lungo rapporto tra Umberto Eco e Ricci, avendo come guida ciò che lo stesso Eco aveva scritto sul labirinto nella storia dell’uomo e nella psicologia. In questi mesi abbiamo lavorato anche alle nuove proposte editoriali: una riedizione di Parma, un volume sulle stele di Pontremoli e un nuovo libro nella collana “Il Labirinto Scritto”». Il virus non ha fermato il fervore culturale che anima questa struttura e che qui, in un Labirinto davvero resiliente, ovunque si respira.

Franco Maria Ricci nel Labirinto. © Yann Monel

Veduta aerea del Labirinto. © Carlo Vannini

Uno dei pannelli della mostra sulla realizzazione del Labirinto

Sandro Parmiggiani, 15 luglio 2020 | © Riproduzione riservata

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