Un futurista tra cielo e terra

Tullio Crali, esponente dell'aeropittura e del Secondo Futurismo, soggetto di una retrospettiva a Macerata

Tullio Crali, «Le forze della curva», 1930.
Stefano Miliani |  | Macerata

«Tullio Crali non è molto conosciuto? Non è un caso. Tanti futuristi sono rimasti in secondo piano perché appartenevano al Secondo Futurismo che fu molto danneggiato dalla morte di Marinetti». Lo rileva Barbara Martorelli, la storica dell’arte che cura una retrospettiva sull’esponente tra l’altro dell’aeropittura, organizzata fino al 30 agosto ai Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi da Macerata Musei con l’associazione Futurcrali.

«Tullio Crali. Tra cielo e terra» segue, con variazioni, la rassegna allestita nel 2020 alla Estorick Collection di Londra dalla curatrice con Christopher Adams e raccoglie una quarantina di opere nella città marchigiana dove Crali soggiornò nel 1943, mantenne legami forti e dove è sepolto: nato a Zara nel 1910, morì a Milano nel 2000. «Aderì al Futurismo scrivendo a Marinetti nel 1929,spiega Barbara Martorelli. Aveva l’entusiasmo per la tecnologia della macchina, creò lavori molto eleganti, visionari, con una sorta di semiastrazione. Volò, anche. Ma ho voluto vederne l’evoluzione, non sclerotizzarlo nell’aeropittura».

Dopo la guerra? Crali approdò a forme più figurative, in Francia scoprì i paesaggi bretoni, collezionò pietre creando composizioni su tela chiamate «Sassintesi» per tornare all’aeropittura in tarda età: «Nei diari, nei quadri e nei disegni si esprimeva con una libertà incredibile. Aveva un’anima e uno stile molto personali, quasi femminili, tutt’altro dalla mascolinità futurista», constata la studiosa. Catalogo a cura di Paola Ballesi.

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