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Un film con 500 attori

Federico Florian

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«Sento di essere parte di quei processi che vedono l’artista come un attivatore di energie, spiega Marinella Senatore, che ha uno spartito attraverso il quale le persone negoziano, o contestano, la loro partecipazione. Cerco di mettere in atto uno scambio affettivo, che passi di storia in storia; il racconto stesso diventa scambio e spesso si costruisce una situazione di laboratorio aperto, dove chi lavora impara qualcosa e lo porta con sé assieme al ricordo di essere stato sul set».

Scambio affettivo, partecipazione e lavoro di squadra sono le parole chiave che descrivono la pratica della Senatore, artista campana dalla formazione internazionale, vincitrice del Premio MaXXI 2014, ora residente tra Londra e Berlino.

Fondatrice della Scuola di Danza Narrativa (una scuola nomade, completamente gratuita, basata su un approccio didattico volto a favorire la soggettività e l’espressività del singolo studente), la Senatore (1977) è autrice di lavori a metà tra performance, video e installazioni in cui i ruoli dell’artista e del visitatore-fruitore assumono una nuova conformazione.

Dal 24 novembre al 13 dicembre, la Casa Atelier di Museion ospita «Jammin’ Drama Project», uno degli ultimi film dell’artista, prodotto ad Harlem insieme a comunità residenti, associazioni di afroamericani, ispanici, gruppi di poeti, rapper, studenti o semplici cittadini: oltre cinquecento persone coinvolte, che hanno lavorato fianco a fianco per dare vita a un canovaccio, poi recitato da due attori professionisti.

Il lavoro, liberamente ispirato alla pellicola di John Cassavetes «Love Streams» (1984), è presentato nell’ambito del progetto Museo Chiama Artista, iniziativa promossa dai musei di Amaci.

Federico Florian, 26 ottobre 2015 | © Riproduzione riservata

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