
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a Venezia
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a VeneziaVerifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Personale dello scultore Johan Creten a Villa Medici
- Arianna Antoniutti
- 28 novembre 2020
- 00’minuti di lettura


Johan Creten «la Perle noire»
Un fiammingo peccatore
Personale dello scultore Johan Creten a Villa Medici
- Arianna Antoniutti
- 28 novembre 2020
- 00’minuti di lettura

Arianna Antoniutti
Leggi i suoi articoliLo scultore fiammingo Johan Creten nel 1996 soggiornò come artista residente a Villa Medici e ora, ventiquattro anni dopo, torna nella Villa, sede dell’Accademia di Francia a Roma, per una sua ampia personale. Curata da Joëlle Tissier, la mostra dal titolo «I Peccati» sarà visibile fino al 23 maggio. In esposizione cinquanta opere in bronzo, resina e ceramica (nella foto, «La perle noire-Sète VI», 2018), quest’ultima materia d’elezione dell’artista che, partito dall’esperienza pittorica nelle Accademie di Belle Arti di Gand e Parigi, ha poi scelto la scultura come proprio mezzo espressivo.
Il tema del peccato è interpretato da Creten nella sua accezione non moralistica né censoria, ma come elemento costitutivo dell’esistenza, sotto le forme del desiderio, della lussuria, del dolore. Accanto alle sculture dell’artista saranno poste in dialogo opere di pittori e incisori cinque e seicenteschi come Luca da Leida, Hans Baldung, Jacques Callot e Barthel Beham. La mostra è accompagnata da un catalogo con testi di Colin Lemoine e Nicolas Bourriaud e fotografie di Gerrit Schreurs.