Un esercito di batteri salva la regina
Le Storie di Teodolinda nel Duomo di Monza rappresentano l’espressione somma della raffinatezza del Gotico internazionale, eppure «quello che vediamo non è che la stesura di base di ciò che fu. Nel caso della Cappella di Teodolinda, più che in altri, c’è una distanza abissale tra come l’opera si presenta oggi e come doveva proporsi all’origine. Queste pitture, che lasciano a bocca aperta per la loro preziosità, erano ben più ricche; in sostanza si è conservata la preparazione su cui i pittori della bottega Zavattari avevano steso per pennellate, a volte corpose, a volte più trasparenti, uno strato di uno-due millimetri di colore abraso da drastiche puliture di restauratori del passato, inconsapevoli dei danni irreversibili che producevano. Le zone a fondo oro, le uniche rimaste inalterate, si accordavano a una pittura brillante e lucida, con un effetto quasi specchiante, ottenuta tramite finiture in lacca e
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