Redazione GDA
Leggi i suoi articoliCaro Gaggero,
Non vorrei sparare su una preda ferita, perciò sarò buono. La riforma della giustizia ha soppresso molte Procure, anche e soprattutto quelle che stavano per cambiare casa. Così questo edificio scattante è rimasto congelato dal 1983 nella sua confezione approssimativa: non gli hanno tolto neanche le impalcature. Non è soltanto una cattedrale nel deserto, ma anche la prefigurazione geometrica di una giustizia snella e agile. Però intorno c’è un’intera città ricca di insigni monumenti e il suo più che trentennale abbandono fa male agli occhi. La sua forma bizzarra (un ragno con dieci zampe e quattro teste) forse si prestava ad accogliere la giustizia ma non vedo a cosa altro possa adattarsi.
Luccardini
Caro Luccardini,
sarebbe facile dire: «ho la testa pesante», visto il cappello in cemento armato. Oppure che si tratta di un ottimo elmo antiatomico o antiproiettile: antipatico e fuori luogo (ma mica tanto «fuori luogo») e via di questo passo; è troppo facile sparare sulla Croce Rossa di fronte a queste atipologie edilizie. Mi domando piuttosto come mai molti Palazzi di Giustizia realizzati negli ultimi decenni siano così bizzarri, strani, eterogenei: veramente al di là di ogni più mostruosa immaginazione. Noi due ne abbiamo trovati molti: un intero capitolo. Sembrerebbe quasi una paradossale legge del contrappasso: chi, per dovere, condanna i colpevoli, è condannato a vivere in questi mostri, incolpevolmente. Propongo un comitato di magistrati a tutela del loro benessere: liberatevi dagli spazi terribili nei quali vostro malgrado siete obbligati a lavorare. Non si capisce perché chi garantisce che la legge sia uguale per tutti debba poi subire forme edilizie senza legge (di senso e di ragione ovviamente, l’illegalità è un’altra cosa).
Gaggero
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