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Un assolo collettivo

Federico Florian

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Fino al 6 settembre, il Museo Tinguely ospita una personale dell’artista britannico Haaron Mirza (Londra, 1977). Vincitore del Leone d’Argento alla Biennale di Venezia del 2011 e, tre anni dopo, del Nam June Paik Prize, il trentottenne artista londinese esplora, attraverso sculture sonore e installazioni luminose, il rapporto tra suono ed elettricità. Si serve di led luminosi, attrezzatura audio e pannelli solari allo scopo di rivelare la natura speculare dell’udito e della visione. Se, da un lato, l’arte di Mirza denota un’affinità nei confronti del metodo scientifico e della pratica sperimentale, dall’altro è ben radicata nel territorio dell’estetica, nutrendosi del lavoro di altri artisti e della loro collaborazione. «Haaron Mirza/hrm 199 Ldt.» più che a una personale, difatti, assomiglia a una mostra collettiva, nella quale Mirza figura come artista e curatore «speciale». A Basilea si appropria letteralmente delle opere di altri artisti, tra cui Jeremy Deller, Channa Horwitz e Guy Sherwin: tramutati in ready-made, Mirza interviene sui lavori altrui per plasmare nuove creazioni. Ne sono un esempio «Bitbang Mirror» (2015; nella foto), composto da uno specchio concavo di Anish Kapoor cui Mirza associa un diffusore di cassa per ispezionarne le qualità sonore, e «Untitled», un «mobile» di Calder del 1940 messo in moto da un ventilatore. O ancora, i lavori ispirati dalla collezione del museo: il «Pavilion for Optimisation» (2013-15) incorpora alcune «Radio Sculptures» di Tinguely, mentre la scultura sonora «Duet for a Duo» (2015) mette insieme un ventilatore di Calder e due radio di Tinguely, dando forma a un luminoso meteorite sonoro.


Federico Florian, 21 luglio 2015 | © Riproduzione riservata

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