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Ucciso dalla mafia, Bagheria, 1976. Courtesy Letizia Battaglia

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Ucciso dalla mafia, Bagheria, 1976. Courtesy Letizia Battaglia

Un affresco a colpi di obiettivo

Apre domani a Palermo la più grande retrospettiva dedicata alla fotografa palermitana Letizia Battaglia

Giusi Diana

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Palermo. Inaugura domani, 5 marzo, «Letizia Battaglia. Anthologia» la più grande retrospettiva finora dedicata alla fotografa palermitana, che proprio domani festeggia l'ottantunesimo compleanno. La sua città la celebra con un doppio appuntamento, alle 18,00 allo Zac lo spazio espositivo dei Cantieri Culturali alla Zisa con la grande mostra e al Teatro Massimo con l’oratorio giornalistico «Il Caravaggio rubato» per la regia di Cecilia Ligorio, con musiche di Giovanni Sollima, testi di Attilio Bolzoni, video di Igor Renzetti e fotografie della stessa Battaglia.

Si parte dai Cantieri dove l’enorme spazio espositivo del Comune ospita in un unico colpo d’occhio centoquaranta fotografie di grande formato, di cui quaranta mai presentate al pubblico. Una «polifonia», come la descrive il curatore Paolo Falcone: «dove amore e dolore, sangue e compassione, tragedia e sogno si mescolano in un percorso dal forte impatto emotivo…».
Cinquant’anni di storia del nostro Paese, con i personaggi noti, famigerati o sconosciuti scorre negli scatti di una delle prime fotogiornaliste d’Italia, dapprima a Milano e Venezia, dove all’inizio degli anni Settanta fotografa Pier Paolo Pasolini, Franca Rame, Ezra Pound, poi in Sicilia, dove dai Settanta ai Novanta, nella sua Palermo, fotografa giudici, magistrati, poliziotti e morti ammazzati che insanguinano le strade della città nella guerra di mafia. Arrivano negli anni Ottanta anche le foto che ritraggono gli ultimi, i reietti, i bambini e le donne dei quartieri più malfamati. Infine l’altro volto della città, quella borghese e aristocratica con i suoi riti gattopardeschi.

Un unico grande affresco dipinto a colpi di obiettivo, un contemporaneo Trionfo della Morte (come quello medievale che si conserva a Palazzo Abatellis), che però rivela in filigrana un profondo, intenso, disperato amore per la vita. La fotografia che chiude la mostra ritrae una delle figlie della Battaglia in sala parto.
La mostra promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Palermo, in collaborazione con la Fondazione Sambuca è visitabile fino all’8 maggio ed è accompagnata da un catalogo Drago edizioni.

Ucciso dalla mafia, Bagheria, 1976. Courtesy Letizia Battaglia

La bambina con il pallone, quartiere la Cala, Palermo 1980 Courtesy Letizia Battaglia

Ricevimento aristocratico in giardino con volpe morta, Palermo 1987 Courtesy Letizia Battaglia

Letizia Battaglia

La conta. Dopo la Processione dei Misteri gli uomini contano i soldi delle offerte, Trapani, 1992 Courtesy Letizia Battaglia

Giusi Diana, 04 marzo 2016 | © Riproduzione riservata

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Un affresco a colpi di obiettivo | Giusi Diana

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