Tre installazioni di Goshka Macuga
La Fundaciòn Tàpies accoglie la prima mostra in Spagna dell’artista polacca da sempre interessata alle relazioni tra il passato e il presente

La guerra in Ucraina sembra aver rafforzato il significato e amplificato le risonanze dell’opera dell’artista polacca Goshka Macuga (Varsavia, 1967), che si presenta per la prima volta in Spagna nella Fondazione Tàpies, fino al 27 settembre. La rassegna, intitolata «In movimento», comprende tre installazioni realizzate tra il 2009 e il 2011: «Plus Ultra», «The Nature of the Beast» e «Untitled (The Letter)». Inoltre, in linea con la sua pratica artistica, la Macuga stabilisce un dialogo con l’opera di Antoni Tàpies, che si traduce in un grande intervento su una delle pareti della sala, basato sulla pittura «Ni identitat» e su altre opere dell’artista catalano.
Goshka Macuga, che propone riletture di fatti e di personaggi storici, sottolineando le possibili e molteplici relazioni tra il passato e il presente, balzò agli onori della cronaca nel 1989 quando partecipò alla Biennale di Venezia con «Plus Ultra», il suo primo arazzo, un tessuto di 24 metri, creato per gli spazi dell’Arsenale, che denuncia il controllo militare e politico della cittadinanza. In questo momento l’opera, che si espone a Barcellona in una versione aggiornata, risulta particolarmente necessaria e pertinente.
«Negli ultimi anni molti artisti contemporanei, in particolare donne, hanno incorporato l’arazzo e il tessuto in generale alla loro pratica artistica. Nel caso della Macuga, il suo uso risponde all’interesse per la materia, all’introduzione dell’elemento tattile e al recupero della tradizione tessile, sebbene i suoi tessuti non siano prodotti artigianalmente» spiega Neus Miró, curatrice del progetto. Anche l’installazione centrale «The Nature of the Beast» si materializza in un arazzo, basato sul «Guernica», dipinto da Picasso nel 1937, per il Padiglione della Repubblica dell’Esposizione Internazionale di Parigi.
Già nel 1955 Nelson Rockefeller aveva incaricato una copia dell’opera per la sede del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. «La forza simbolica dell’opera è tale che quando Colin Powell pronunciò il discorso a favore della guerra in Iraq, i funzionari dell’ONU la coprirono con una tela, momento che la Macuga approfittò per chiederla in prestito per la sua mostra alla Whitechapel di Londra» indica la curatrice. A partire dalle foto di quell’inaugurazione, l’artista realizzò l’arazzo che da allora forma parte dell’opera insieme a un busto cubista di Powell.
La terza installazione «Untitled (The Letter)», che s’ispira a un happening sulla censura realizzato da Tadeusz Kantor nel ‘67, fu creata per la prima personale della Macuga in un’istituzione pubblica polacca, da quando lasciò il paese per stabilirsi a Londra nel 1989. Come corollario a queste opere fondamentali si espongono altri lavori che affrontano la tematica delle opere in questione da altre angolazioni. La mostra si chiude con uno spazio dedicato alla replica del Padiglione della Repubblica, realizzato a Barcellona in occasione dei Giochi Olimpici del 1992.