Susanna, eroina biblica simbolo della violenza di genere

Oltre 90 opere in mostra al Wallraf-Richartz-Museum, da Artemisia Gentileschi a Zoe Leonard

«Susanna e i vecchioni» (1622-23 ca), di Antoon van Dyck (particolare). Monaco di Baviera, Bayerische Staatsgemäldesammlungen-Alte Pinakothek. Cortesia Wallraf-Richartz-Museum & Fondation Corboud, Colonia, 2022
Francesca Petretto |  | Colonia

Certo la sottomissione della donna e la mercificazione del suo corpo sono capisaldi di un modo di pensare malato, difficile da abbattere, trasversale alle diverse culture e latitudini: dalla colpa di Eva ai roghi di streghe, dalle lotte femministe e fino al più recente #MeToo il mondo patriarcale concede infastidito alle donne di compiere passi di formica laddove non si risolva a ridurle al silenzio di un burqa o di una pellicola pornografica.

Mostre come questa che il Wallraf-Richartz-Museum dedica al personaggio biblico di Susanna e al racconto attraverso i secoli della sua vicenda sono una boccata d’aria: «Susanna: immagini di donna dal Medioevo al #MeToo», dal 28 ottobre al 6 febbraio, è la prima a trattarne il tema nonostante sia stato, per puro voyeurismo, uno dei prediletti dalla pittura di tutti i tempi.

Con oltre 90 opere in prestito da importanti musei come il British e la National Gallery di Londra, il Musée d’Orsay di Parigi, lo Städel di Francoforte e gli Uffizi di Firenze, la rassegna ripercorre il tema dell’eroina biblica attraverso decenni di storia dell’arte con capolavori di Artemisia Gentileschi, Antoon van Dyck, Delacroix, Manet e Lovis Corinth, fino ad arrivare a Katheleen Gilje e Zoe Leonard, mostrando in modo impressionante come l’abuso di potere e la violenza sessuata subiti da Susanna siano stati costanti nelle arti, così come nella società, per secoli.

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