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Veronica Rodenigo
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I vetri di Ettore Sottsass (1917-2007) sono in mostra sino al 30 luglio nell’Isla di San Giorgio Maggiore. Oltre 200 manufatti (perlopiù provenienti dalla raccolta di Ettore Mourmans, collega, sodale e collezionista) riassumono presso Le Stanze del Vetro una parabola creativa che dal primo esemplare del 1947, in collaborazione con la Triennale di Milano, e dalla prima serie realizzata per Vistosi nel 1974 lo accompagnerà sino alla fine del suo percorso, anche tramite la produzione industriale con Alessi, Baccarat, Egizia, Fontana Arte e Swarovski. Non tanto oggetti d’uso bensì «inganni tra utilizzo e idea», come spiega il curatore Luca Massimo Barbero, oggetti che evolvono, nelle diverse serie, sino agli anni 2000 con creazioni che superano il metro d’altezza. Il percorso inizia dalla serie «Memphis» (1982-86) per proseguire negli anni Novanta caratterizzati anche da contaminazioni materiche.
La mostra dedica spazio al lavoro per la Millennium House dello sceicco del Qatar Saud al Thani, realizzato nel 1999 e sino ad ora mai esposto al pubblico. Le ceramiche di Sottsass eseguite tra il 1957 e il 1969 sono invece allestite sino al 20 agosto nella mostra «Dialogo»: un titolo che si spiega dal luogo che la ospita, il Negozio Olivetti di Piazza San Marco progettato nel 1957 da Carlo Scarpa, in un confronto tra le forme concepite dal designer e i volumi disegnati dal grande architetto.
Curata dall’architetto Charles Zana e organizzata dal Fai, la mostra documenta il periodo di sperimentazione e formazione di un designer teso, in quegli anni, a superare il razionalismo del Bauhaus. Settanta le opere esposte: insieme a vasi e piatti, quei «Menhir» che avrebbero costituito una delle cifre distintive di Sottsass. Lo attraeva la porosità della materia, e lo si vede nelle «Ceramiche di Lava» del 1957, l’anno in cui inizia il sodalizio con gli industriali Adriano e Roberto Olivetti. Ne comprende immediatamente l’estrema versatilità per la sperimentazione formale, anche laddove i volumi si ispirano a elementi reali come bobine e isolatori elettrici. Il tutto nella coesistenza tra serialità e autorialità, tra produzione industriale (le «Ceramiche a Colaggio del 1962-63) e straordinari pezzi unici come le drammatiche «Ceramiche delle Tenebre» e le «Tantra Ceramiche».