Una veduta delle mostre alla galleria Silverlens di New York. Cortesia di Silverlens

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Una veduta delle mostre alla galleria Silverlens di New York. Cortesia di Silverlens

Silverlens apre con I-Lann e Atienza

La galleria Silverlens di Manila apre il suo nuovo spazio nella Grande Mela con due artiste che celebrano il fascino della diversità a dispetto della globalizzazione

Fresche di rientro da Frieze Seoul e già pronte per un altro allestimento all’Armory Show di New York (dal 9 all’11 settembre), Isa Lorenzo e Rachel Rillo, rispettivamente direttrice e co-direttrice della Silverlens di Manila, galleria che riserva particolare attenzione agli artisti della diaspora asiatica, in questo frizzante momento di ripresa non si concedono pause e inaugurano il loro nuovo avamposto newyorkese.

Quest’ultimo sarà diretto da Katey Acquaro, fin poco tempo fa Partner e Director of Production presso Independent Art Fair di New York.
Emblematiche sono le mostre che da giovedì 8 settembre (sino al 5 novembre) vengono ospitate negli ariosi spazi sulla 25ma strada di Chelsea: «At the Roof of the Mouth» della malese Yee I-Lann e «The Protectors» di Martha Atienza, di madre olandese e padre filippino. Entrambe le artiste, che saranno presenti alla prossima Biennale di Istanbul, lavorano con le loro comunità insulari e rappresentano una tipologia di «fare arte» nelle circostanze più difficili.

Di Yee I-Lann, classe 1971, figura artistica di spicco del sud-est asiatico, sono il corpus di opere che, per dirla con l’artista, «rivendica e celebra le comunità e le loro aree geografiche, spesso alle periferie, che “danno forma” al centro».
Da quattro anni I-Lann collabora con vari tessitori di tribù dello stato malese di Sabah e con quelli della comunità Sama Dilaut per realizzare «tikar», stuoie intrecciate. Coloro che un tempo erano dediti alla pesca si sono dati alla tessitura sviluppando un linguaggio unico che unisce abilità, conoscenze, idee e le proposte stesse dell’artista.
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Opere fotografiche e manufatti tessili, tra cui un cartellone realizzato da donne malesi e apolidi, compongono un percorso intenso ed evocativo.
D’altra parte, la ricerca di Atienza, classe 1981, si avvale spesso di testimonianze dirette inerenti temi socioeconomici, esplora questioni ambientali, comunitarie e relative allo sviluppo attraverso l’utilizzo del video e dell’installazione. Il concetto di proprietà e lo status personale all’interno delle isole filippine di Bantayan, sono temi affrontati nelle due nuove opere video presentate per l’occasione: «Tigpanalipod (the Protectors) 11°02'06.4"N 123°36’24.1"E» e «Adlaw sa mga Mananagat Bantayan (Fisherfolks Day)».

Questi lavori documentano come, in nome dello sviluppo turistico, e complice una politica orchestrata a favore di pochi eletti per la proprietà della terra, la popolazione locale venga continuamente espropriata della propria vita in senso lato. L’artista si sofferma sul dramma dei pescatori dell’isola di Mambacayao Dako, spinti forzatamente a lavorare in progetti di edilizia privata o per i proprietari di resort.
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Facendo leva sui ricordi della gente, i video incoraggiano la teoria secondo la quale ricordare significhi in qualche modo sfidare un sistema progettato per sopprimere. Le due artiste, fortemente impegnate nell’osservare il mondo contemporaneo e il suo impatto sulle diverse comunità, presentano, ognuna a suo modo, visioni che celebrano differenze e culture da salvaguardare sempre e comunque.

Una veduta delle mostre alla galleria Silverlens di New York. Cortesia di Silverlens

Una veduta delle mostre alla galleria Silverlens di New York. Cortesia di Silverlens

Monica Trigona, 07 settembre 2022 | © Riproduzione riservata

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