Se non lo sa lui
Ricordo una cena con una giovane e agguerrita consulente d’arte contemporanea che spendeva cifre ragguardevoli per acquistare le opere «giuste» che i suoi collezionisti dovevano avere in casa (aveva appena comperato un Damien Hirst, nella fattispecie un cuore, vero, trafitto da un pugnale, il tutto dentro un blocco di resina trasparente). A un certo punto feci il nome di Richard Tuttle e lei, senza fare una piega, mi disse che no, non lo conosceva proprio. Come se le avessi citato un artista dilettante amico di famiglia dedito a ritrarre vasi di fiori e marine.
Mi auguro che per ampliare le sue conoscenze la giovane consulente abbia avuto occasione di andare a Londra in questo periodo a vedere l’enorme scultura di Richard Tuttle che fino al 6 aprile occuperà la Turbine Hall della Tate Modern.
La grande installazione si intitola «I don’t know. The weave of textile language» («Non so. La trama del linguaggio
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