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Schegge e ferite

Federico Florian

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Joan Mitchell (Chicago 1925 - Parigi 1992) si può forse definire l’esponente più incandescente dell’Espressionismo astratto. I suoi dipinti rivelano pennellate violente, profondamente gestuali; schegge di colore macchiano le tele in modo scomposto, come ferite non ancora rimarginate. Agli occhi della Mitchell un dipinto era una creatura animata, un «organismo che gira e si muove nello spazio»; i grumi di colore che punteggiano i suoi lavori sono materializzazioni visuali di tempestosi stati emotivi.

Il Museum Ludwig ospita, dal 14 novembre al 21 febbraio, una retrospettiva della pittrice americana, pensata in collaborazione con la Kunsthaus Bregenz e la Joan Mitchell Foundation di New York.

La rassegna raccoglie una trentina di dipinti, dai primi lavori newyorchesi degli anni Cinquanta a quelli del periodo francese, sino ai quadri più tardi, realizzati nei primi anni Novanta. Si tratta di opere di grande formato, alcune delle quali composte da più pannelli.
Fondamentale per la Mitchell è stata l’influenza dell’arte europea, in particolare quella di Cézanne, Matisse, Kandinskij e Van Gogh. A quest’ultimo dedica vari tributi, tra cui la straordinaria serie dei «Sunflowers», rappresentazioni volte a «trasmettere la sensazione di un girasole che muore» (la cui umanità è sottolineata dall’artista stessa, la quale dichiarò che alcuni dipinti di girasoli «assomigliano a giovani donne, molte riservate»); o come «No Birds» (1987-88), un dittico che reinterpreta il minaccioso «Campo di grano con corvi» del pittore olandese.

La diagnosi di un tumore alla bocca, nel 1984, avrà immediate conseguenze sull’evoluzione del suo stile pittorico: i dipinti post malattia della Mitchell riflettono una nuova concezione della pittura, intesa ora come risorsa di nutrimento spirituale, in antitesi alla morte.

La mostra di Colonia, inoltre, presenta per la prima volta materiali documentari concessi in prestito dalla Joan Mitchell Foundation. Filmati, fotografie, corrispondenze e poster illustrano la vibrante personalità dell’artista, e le sue relazioni con l’élite culturale dell’epoca.

Federico Florian, 25 ottobre 2015 | © Riproduzione riservata

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Schegge e ferite | Federico Florian

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