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Sassi pulsanti e Andreotti volante

Piero Gilardi (Torino, 1942) è stato uno dei protagonisti delle tendenze concettuali degli anni Sessanta non solo come artista ma anche come teorico. Dal 1967 al 1969 Gilardi viaggia per l’Europa e gli Usa come corrispondente di diverse testate d’arte. Comprende che la ricerca artistica si sta indirizzando verso ciò che lui definisce «microemotive art» e che si svilupperà in tutte quelle ricerche d’area concettuale, tra cui l’Arte povera, che caratterizzeranno gli anni successivi.

Il peso teorico di Gilardi si sentirà nelle mostre germinali del 1969: «When attitudes become form» di Harald Szeemann e «Op Losse Schroeven» di Wim Bereen, in cui fu coinvolto. Ma se le tendenze artistiche si affermarono, non altrettanto fu per l’aspetto rivoluzionario che Gilardi proponeva. Per il teorico-artista il processo creativo dell’arte doveva confluire in un’inventiva in cui il pubblico diveniva protagonista con l’artista. Era «l’arte verso la vita», l’autogestione creativa, quindi al diavolo il sistema dell’arte e il mercato. Critici e mercanti la presero malissimo. Le opere di Gilardi, che al tempo era già un affermato esponente delle avanguardie con i suoi «tappeti natura», scomparvero dalle mostre mentre l’artista, coerentemente, indirizzò la sua ricerca verso un’arte impegnata nel sociale e nella politica. Solo da poco tempo le grandi istituzioni dell’arte hanno ripreso a considerarne l’opera.

Il MaXXI di Roma gli dedica dal 13 aprile al 15 ottobre «Nature Forever», a cura di Hou Hanru, Bartolomeo Pietromarchi e Marco Scotini. La rassegna riunisce una sessantina di opere e una cospicua sezione documentaria. La prima sezione si apre con opere che testimoniano la vicinanza di Gilardi alle istanze dell’Arte povera come «Macchina per discorrere» del 1963, opera-dispositivo in cui si può parlare, anticipatrice della ricerca relazionale sul linguaggio; «Terrazza», realizzata per la mostra «Arte Abitabile» del 1966 alla Galleria Sperone di Torino, e riallestita per la prima volta per questa mostra. Ma soprattutto sono esposti i «Tappeti-Natura», per cui divenne famoso, sculture in poliuretano espanso, rivisitazioni artificiali della natura. Si rivedono anche i «Vestiti-Natura», tutte opere riconducibili all’idea di un’arte fruibile, che nella teorizzazione ideologica del tempo, dovevano essere usate anche se ciò ne avesse comportato la loro distruzione.

Il percorso espositivo prosegue con una sezione della mostra che segna il passaggio dal periodo dei «tappeti» all’inserimento di elementi tecnologici che consentono di far interagire il pubblico con l’opera d’arte. In mostra, «Inverosimile» (1989), una grande installazione interattiva, una vigna a grandezza naturale in poliuretano espanso che si attiva al passaggio del visitatore. Al MaXXI la componente coinvolgente e partecipativa viene confermata dai lavori di anni più recenti. Su un pavimento completamente ricoperto di prato sintetico, troviamo opere come «Ipogea» (2010) una caverna in cui è possibile entrare, «Aigues tortes» (2007) un tronco che permette di ascoltare i suoni del parco naturale in Spagna da cui prende il nome e i «Sassi Pulsanti» (1999) che restituiscono al visitatore il battito del proprio cuore.

Della terza sezione fanno parte i lavori a tema politico realizzati dagli anni Sessanta a oggi. Si tratta di diversi interventi dell’artista nei quartieri popolari, di fronte alle fabbriche, durante le manifestazioni e come arteterapeuta in un centro di assistenza psichiatrica. Si posso vedere in mostra «Andreotti volante» (1977) o la maschera di Agnelli (1977) utilizzati in manifestazioni degli anni Settanta. Una quarta sezione della mostra è dedicata all’attività di Gilardi come teorico dal 1967 al 1969. Il suo progetto artistico si realizzerà con inattesi sviluppi. Dal 2008 è infatti attivo a Torino il Pav-Parco Arte Vivente Centro d’arte contemporanea, un «museo fuori dal museo» che, oltre all’attività espositiva, presenta le più attuali ricerche artistiche caratterizzate da una sensibilità ecologista.

Massimo Melotti, 10 aprile 2017 | © Riproduzione riservata

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Sassi pulsanti e Andreotti volante | Massimo Melotti

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