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Santa Caterina Ricca

Olga Scotto di Vettimo

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La mostra «Intorno alla santa Caterina di Giovanni Ricca. Ribera e la sua cerchia a Napoli», in corso fino al 5 giugno a Palazzo Zevallos Stigliano, sede museale di Intesa Sanpaolo a Napoli, ricostruisce, anche attraverso personalità meno note, il fervido clima artistico del primo Seicento napoletano, che dal naturalismo caravaggesco approda a un raffinato classicismo.

«Santa Caterina d’Alessandria» (1630 ca)L’esposizione, a cura di Giuseppe Porzio, realizzata in collaborazione con la Fondazione Torino Musei e con il Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università degli Studi di Napoli «L’Orientale», rivisita i contenuti della mostra dello scorso dicembre a Palazzo Madama a Torino. Intorno all’attribuzione a Giovanni Ricca (1603 ca-1656 [?]) della «Santa Caterina d’Alessandria» (1630 ca), proveniente da Palazzo Madama a Torino, si articola l’intero percorso di un pittore, poco noto ma di grande qualità, attraverso lavori come la «Trasfigurazione» del 1641 (Palazzo della Prefettura di Napoli) e il «Martirio di sant’Orsola» della Fondazione De Vito, a Napoli per la prima volta.

Accanto a tele di Ribera, tra cui il «Cristo alla Colonna» della Galleria Sabauda (variante della più nota versione della quadreria dei Girolamini a Napoli) e la «Maddalena penitente» del Museo di Capodimonte (storicamente accostata alla santa Caterina di Ricca), le opere di Giovanni Ricca sono messe a confronto con alcuni dipinti della collezione permanente di Palazzo Zevallos, tra cui l’«Adorazione dei Magi» del Maestro degli Annunci ai pastori, il «San Giorgio» di Francesco Guarino e il «Tobia» di Hendrick De Somer, autore anche del «Battesimo di Cristo», conservato nel Palazzo della Prefettura.

Olga Scotto di Vettimo, 18 aprile 2016 | © Riproduzione riservata

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Santa Caterina Ricca | Olga Scotto di Vettimo

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