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Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliSono opere nelle quali si evidenzia la forte aderenza alla storia, con le sue guerre e sofferenze, che caratterizza la poetica dell’artista fiorentino coi riferimenti alle avanguardie russe, al Futurismo e alla letteratura dell’Europa dell’Est. Emblematico è il titolo di uno dei suoi cicli, le «Stelle decapitate», con rimando al Majakovskij di «Guardate: hanno di nuovo decapitato le stelle e insanguinato il cielo come un mattatoio», dove Ionda attua «un ribaltamento del punto di vista che si offre a una nuova costruzione sociale», come osserva Gino Pisapia nel saggio in catalogo.
Nei disegni dal segno molto essenziale, nelle pitture giocate su colori primari, rosso, giallo, blu, uniti poi al bianco e al nero, ma anche nelle sculture in legno, alluminio (come il ciclo dei grandi chiodi) o marmo, materiali talvolta usati insieme, la luce svolge un ruolo fondamentale. L’artista mescola vari materiali e tecniche, come in «Maternità» del 1999, teche come «moderni reliquiari», così le definisce Pisapia, nelle quali sono calate elaborazioni fotomeccaniche adattate su legno immerse in olio di lino cotto, destinato nel tempo a mutare le foto stesse. «Cacciata dal paradiso», «Promenade» o «Alone» affrontano il tema delle relazioni tra individui, evocando le difficoltà che segnano il rapporto tra soggetto pensante e situazione storica.
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