Antonio Ligabue, Gorilla con donna, 1957-58, olio su tavola di faesite, 88x100 cm Collezione privata

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Antonio Ligabue, Gorilla con donna, 1957-58, olio su tavola di faesite, 88x100 cm Collezione privata

Roma, Ligabue in cento opere al Vittoriano

Federico Castelli Gattinara

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Roma. Dall’11 novembre all’8 gennaio si sposta da Palermo al Vittoriano, con poche variazioni, la monografica dedicata ad «Antonio Ligabue (1899-1965)», circa cento lavori del tormentato artista nato a Zurigo ma vissuto e diventato pittore a Gualtieri, sulle rive del Po, vicino Reggio Emilia. La mostra, promossa dalla Fondazione Museo Antonio Ligabue di Gualtieri, è curata dal direttore della Fondazione da Sandro Parmiggiani insieme a Sergio Negri, presidente del comitato scientifico.

La vita di Ligabue, padre ignoto, patrigno che riteneva uxoricida, denunciato dalla famiglia adottiva, espulso dalla Svizzera, più volte rinchiuso in ospedali psichiatrici, è segnata da emarginazione, dolore e angoscia ma non solo. Tramite l’aiuto e l’amicizia di chi seppe capirne da subito il valore, a partire da Marino Mazzacurati che lo scoprì nei tardi anni Venti e gli insegnò a utilizzare i colori a olio, la sua è una storia anche di riscatto proprio attraverso l’arte: per quanto autodidatta e naif, la sua capacità visionaria, unita alla carica tragica dell’uomo, seppe trasfigurare la sua pittura in opere potenti, viscerali, che a partire dal secondo dopoguerra gli valsero premi e riconoscimenti. Tre le sezioni che segnano altrettante importanti tappe della sua vita e produzione. Si parte dai lavori degli anni1928-1939, più semplici e incerti nell’impianto, nelle forme e nell’uso dei colori, ma che già trattano il tema a lui forse più caro, quello degli animali, feroci, esotici o domestici che siano. La seconda sezione riguarda gli anni 1939-1952, quando protagonista assoluto diventa il colore, spesso, brillante e dalle tonalità calde, canalizzando il dramma dell’esistenza nella forza espressiva e nell’aggressività animale. L’ultimo decennio, fino al 1962 quando Ligabue è colpito da una paresi (morirà tre anni dopo), è segnato dai suoi famosi autoritratti, e da una produzione tanto prolifica quanto qualitativamente discontinua. In mostra anche sculture in bronzo come «Leonessa» e «Lupo siberiano» e la produzione grafica, disegni e incisioni.

Antonio Ligabue, Gorilla con donna, 1957-58, olio su tavola di faesite, 88x100 cm Collezione privata

Antonio Ligabue, Leonessa, 1952-62, Bronzo, 33x11x21 (10 es.) Collezione privata

Federico Castelli Gattinara, 08 novembre 2016 | © Riproduzione riservata

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Roma, Ligabue in cento opere al Vittoriano | Federico Castelli Gattinara

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