Auguste Rodin, gesso del marmo «Il bacio» versione del 1888-89. Cortesia Musée Rodin

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Auguste Rodin, gesso del marmo «Il bacio» versione del 1888-89. Cortesia Musée Rodin

Rodin alla greca

Al British Museum in 80 opere il suo debito con l’arte classica greca

Con la mostra «Rodin e l’arte dell’antica Grecia», allestita dal 26 aprile al 29 luglio, il British Museum approfondisce lo studio su Rodin e l’uso della collezione di arte greca antica del museo nello sviluppo della sua scultura. Durante la sua vita e anche in seguito, Rodin è stato spesso associato a Michelangelo. Come in tutti questi casi di analogie storiche (Mozart come Raffaello, ad esempio), le somiglianze sono più suggestive che analitiche o rivelatrici di un’effettiva vicinanza.

Ma è facile capire perché lo scultore francese fu accomunato a quello fiorentino: un certo livello di terribilità, soprattutto nel potere espressivo che emana, ad esempio, dai ritratti dei grandi scrittori romantici Victor Hugo (1883) e Honoré de Balzac (1891), la sua predilezione per i frammenti e le opere incomplete reminiscenti del non finito dell’italiano, la monumentalità delle sue opere pubbliche come «Le porte dell’inferno» (1885), che richiamano opere come la Tomba di Giulio II.

Come Michelangelo, Rodin fu un personaggio difficile. Nonostante fosse assurto dalla povertà al riconoscimento pubblico all’età di 37 anni, con il premio di uno studio (con tanto di modelli e tecnici) e avendo ricevuto l’importante commissione per un portale in bronzo per il Musée des arts décoratifs di arti decorative, Rodin mantenne sempre la tendenza a «mordere» la mano che lo sfamava. Combatté per undici anni con i borghesi di Calais per la sua opera «I borghesi di Calais» (1895), con i funzionari del Panthéon per il suo busto di un Hugo nudo (incompleto, eccetto nelle versioni in gesso) e, con acrimonia, con la Société des Gens de Lettres per il suo tumescente Balzac, rifiutato dalla società e ridicolizzato dal pubblico. Eppure, di nuovo come Michelangelo, Rodin non ebbe mai un dubbio su ciò che stava facendo: «Seguo la mia immaginazione, il mio senso personale della composizione e del movimento». Da archetipico artista romantico quale era, ricevette in egual misura lodi e ammirazioni ma anche disprezzo e derisione.

C’è però un altro aspetto di Rodin e del suo lavoro non prettamente romantico e non immediatamente evidente: il suo debito verso l’arte classica. L’artista visitò il British Museum diverse volte dal 1881 fino alla morte, all’età di 77 anni, nel 1917, eseguendo molti schizzi (sulla carta intestata del suo hotel londinese) delle sculture del Partenone. La mostra colloca 80 suoi lavori in marmo, bronzo e gesso di fronte ai rilievi greci per mostrare, con esempi dei suoi disegni, come l’artista manipolasse le figure di Fidia per creare composizioni nuove.
Organizzata in collaborazione con il Musée Rodin, la mostra è ospitata nella Sainsbury Exhibitions Gallery, per la prima volta illuminata con luce naturale.

Auguste Rodin, gesso del marmo «Il bacio» versione del 1888-89. Cortesia Musée Rodin

Donald Lee, 11 aprile 2018 | © Riproduzione riservata

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