Una veduta della mostra «Rediscovering Helga Philipp. Op Art in Austria» (2023), Milano, 10 A.M. ART

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Una veduta della mostra «Rediscovering Helga Philipp. Op Art in Austria» (2023), Milano, 10 A.M. ART

Riscoprendo Helga Philipp

L’artista austriaca, protagonista nell’ambito delle ricerche astratte del secondo Novecento, è oggetto di un’illuminante retrospettiva da 10 A.M. ART

Sino al 28 aprile 2023 la Galleria 10 A.M. ART di Milano dedica a Helga Philipp (Vienna,1939-2002), una delle protagoniste della Op Art e delle neoavanguardie europee, la prima retrospettiva in Italia a cura di Paolo Bolpagni.

«Rediscovering Helga Philipp. Op Art in Austria» è un sorprendete viaggio alla riscoperta di un’autrice che è stata centrale nel panorama artistico viennese degli anni Sessanta, esponente insieme a colleghi come Marc Adrian di una nuova corrente costruttivo-geometrica rimasta pressoché ignota al di qua delle Alpi. Pare infatti che nonostante le «nuove tendenze» si irradiassero da Zagabria (qua si svolsero le esposizioni «Nove tendencije» dal 1961 al 1973) verso l’intero continente, si fosse determinata una sorta di linea di demarcazione che allora contrappose le esperienze degli italiani e dei francesi a quelle del mondo austro-tedesco.

Il progetto espositivo riaccende i riflettori sul lavoro di questa artista, con una selezione di opere che dai primi anni anni Sessanta fino agli anni Novanta rendono conto dei temi portanti della sua ricerca. Capace di riconnettere le teorie cinetiche internazionali alle loro origini, rintracciabili negli anni Venti e Trenta all'Accademia di Arti Applicate di Vienna, Philipp indaga i meccanismi della percezione visiva e con essa i temi della modularità, la reversibilità, il ritmo, l’interferenza.
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Riflette sui concetti di spazio e di forma e, rimanendo fedele ai propri principi, evolve la sua pratica nel tempo con una produzione che comprende dipinti, oggetti cinetici, opere serigrafiche e disegni a grafite su carta o cartoncino. Sperimenta con materiali diversi, come il plexiglas, l’alluminio e gli specchi, stimolando con quest’ultimi una riflessione ulteriore sull’importanza del fruitore dell’opera d’arte. Approfondisce inoltre la questione delle superficie con effetti di sovrapposizione, riproduzione su scala e rilievi dati dalla stratificazione di sottili segni grafici. Con scansioni spaziali, oltre ad annullare la distinzione tra figura e sfondo, gioca sull’ambiguità di vuoti e pieni, di positivo e negativo.

Sono esposti in questa mostra alcuni degli iconici «Kinetic Objekt», degli inizi degli anni Sessanta, prime sperimentazioni di «Op Art» che fissano alcune parole chiave intorno alle quali prenderanno forma le teorie di quel periodo: osservatore, immagine, movimento, spazio, cambiamento di luce. Il tema della percezione visiva occupa un ruolo centrale nella produzione dell’artista anche nel decennio successivo, con opere che si rivelano dei veri e propri pilastri di una posizione costruttivista concreta, grazie soprattutto all’impiego di serigrafie e disegni a grafite che rendono possibile per lo spettatore l'esperienza dello spazio e del tempo.

Il lavoro su forme geometriche elementari, come il cerchio, inizialmente utilizzato su supporto di carta, si sviluppa poi con strutture simili a rilievi e con l’impiego di dischi di cartone prefabbricati di diverse dimensioni e carta pressata a mano, generando accattivanti illusioni ottiche. Approfondendo alcuni concetti tratti dalla psicologia della percezione, Philipp inizia negli anni Ottanta a ragionare sul tema del colore, con un uso pressoché prevalente del pigmento grigio, e su quello delle misure dell'opera.

I dipinti di grandi dimensioni creano una forma di spazio-tempo che rende necessario un cambiamento nella prospettiva dello spettatore. Diverse possibilità percettive si aprono al suo sguardo, grazie anche al potenziale scultoreo del contrasto chiaro-scuro tra i pigmenti di grafite e alluminio e la linea semplice delle forme geometriche primarie che compongono la superficie.

Aderenti a strategie già collaudate, anche le opere dell’ultima stagione, sia quelle realizzate con grafite su carta trasparente o cartoncino nero che gli oli su tela e tavola intitolati «Malerei», proseguono l’indagine sul rapporto tra il tutto e la sua parte, sulla rappresentazione di una sequenza e la rotazione di una superficie nello spazio.

«Helga Philipp è un’artista di grande coerenza e rigore», spiegano Bianca Maria Menichini e Christian Akrivos, fondatori della galleria, al Giornale dell’Arte. «Riesce a rimanere aderente ai fondamenti della propria ricerca pur variando il lavoro nel corso degli anni, restituendo sempre opere di grandissima qualità e intelligenza. Consapevoli del suo valore e desiderosi di farla conoscere al pubblico italiano, per noi è un onore e una cosa importante ospitare questa sua prima retrospettiva.»

Una veduta della mostra «Rediscovering Helga Philipp. Op Art in Austria» (2023), Milano, 10 A.M. ART

Francesca Interlenghi, 16 marzo 2023 | © Riproduzione riservata

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Riscoprendo Helga Philipp | Francesca Interlenghi

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