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Esposti i capolavori del suo territorio ferito
- Federico Castelli Gattinara
- 03 maggio 2017
- 00’minuti di lettura


Ripartiamo da Fermo
Esposti i capolavori del suo territorio ferito
- Federico Castelli Gattinara
- 03 maggio 2017
- 00’minuti di lettura
Federico Castelli Gattinara
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Come per «Facciamo presto», anche il Pio Sodalizio dei Piceni si adopera per i tesori d’arte di Fermo e del suo territorio con una mostra a offerta libera destinata ai restauri dei beni culturali colpiti dal terremoto. Fino al 9 luglio nel Complesso di San Salvatore in Lauro la mostra «Dai Crivelli a Rubens» accosta 12 capolavori con confronti inediti e una potenza di immagini che sconcerta, se si pensa che provengono da una città così piccola e periferica, soprattutto nel XVII secolo.
Ed è proprio da qui che la mostra parte, con un confronto, a cura di Anna Lo Bianco, tra grandi tele del medesimo soggetto di tre giganti della pittura del Seicento: l’«Adorazione dei pastori» di Rubens dipinta per la chiesa di San Filippo ma custodita nella Pinacoteca Civica di Fermo, quella di Pietro da Cortona per San Salvatore in Lauro e la «Natività» del Baciccio per Santa Maria del Carmine, sempre a Fermo.
Al piano inferiore, a cura di Claudio Maggini e Stefano Papetti, è esposta una serie di importanti pale e polittici rinascimentali di Vittore e Carlo Crivelli, Pietro Alemanno, Ottaviano Dolci e Giuliano Presutti, con arrivi da Fermo ma anche dai centri minori di Massa Fermana, Sant’Elpidio a Mare, Sant’Elpidio Morico e Monte San Pietrangeli.
È un percorso che svela l’altissima cultura figurativa delle Marche tra Quattro e Cinquecento, grazie anche agli apporti veneziani di Vittore Crivelli e del fratello Carlo, che lo raggiunse dieci anni dopo. Oggi buona parte dei contenitori di queste opere (chiese e musei) sono lesionati, bisognosi di cure. Il senso di queste iniziative è di gridare una volta di più quel «fate presto» già invocato da «Il Mattino» all’indomani del terremoto dell’Irpinia del 1980 e reso famoso da Warhol. Fate presto, anche a ridare una casa e una dignità ai tesori oggi chiusi al pubblico di queste aree colpite, restituendo cultura e identità a chi vi abita.