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Federico Florian
Leggi i suoi articoliAl suo decimo anniversario, il primo novembre prende il via (per la durata di tre settimane) Performa 15, una delle biennali più stimolanti e innovative sulla scena artistica internazionale. Dedicata alla performance art e al rapporto che essa intrattiene con l’arte visiva, la danza, la musica, la poesia e il cinema, la rassegna (a cura di RoseLee Goldberg) presenta i lavori performativi di circa 30 artisti provenienti da 12 diverse nazioni.
Tema di quest’anno è il Rinascimento (ogni due anni Performa rende omaggio a un periodo storico): per la serata di apertura Francesco Vezzoli, in collaborazione con David Hallberg, étoile del Bolshoi e dell’American Ballet Theater, realizza una coreografia che esplora le convenzioni del balletto rinascimentale nelle corti italiane del ’500.
Varie le sezioni: le «Performa Commissions», nuove performance commissionate e finanziate dalla biennale (tra gli artisti: Ryan Gander, Jerome Bel e Oscar Murillo); gli sperimentali «Performa Projects», tra cui figura una performance di Juliana Huxtable (star della scorsa Triennale del New Museum; nella foto, «There Are Certain Facts That Cannot Be Disputed, 2015), che indaga la relazione tra cyberspazio ed elemento umano; le «Performa Premieres», lavori presentati per la prima volta a New York; e il «Pavilion Without Walls», quest’anno dedicato all’Australia, con performance di Richard Bell, Brian Fuata, Agatha Gothe e Zheng Mahler.
Il tutto in diverse sedi newyorchesi, una delle quali è il Performa Institute, che ospita un programma di performance giornaliero ideato dai suoi 15 artisti in residenza.
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