Riemerge a Venezia il saponificio dei nobili Vendramin

Durante lo scavo delle fondazioni di un palazzo in via di ristrutturazione, sono stati trovati i resti di un impianto di epoca cinquecentesca per la produzione del sapone

I resti della fabbrica di sapone riemersa a Venezia. Foto Soprintendenza di Venezia
Enrico Tantucci |  | Venezia

Nel sestiere di Cannaregio, in Fondamenta Ca’ Vendramin, durante lo scavo delle fondazioni di un palazzo in via di ristrutturazione, sono riemersi i resti di un impianto di epoca cinquecentesca per la produzione del sapone. Venezia deteneva il primato tra il Medioevo e l’età moderna nell’ambito di questa attività e grazie a fonti d’archivio è noto che nel palazzo oggetto dello scavo già nel 1537 era attiva una saoneria gestita direttamente dai nobili Vendramin, all’epoca proprietari del palazzo.

L’arte dei saoneri fu gelosamente tutelata dalla Serenissima, con una politica protezionistica che vietava ai propri mercanti di esportare sapone non prodotto nei saponifici della Repubblica. Nel momento di massima espansione di Venezia si contavano in città 25 fabbriche di sapone. Ma sorprese arrivano anche dalle indagini appena avviate in Piazza San Marco parallelamente al restauro dei masegni della pavimentazione condotti dal Comune di Venezia.
Pavimentazione riemersa in piazza San Marco. Foto Soprintendenza di Venezia
È venuto alla luce un tratto della vecchia pavimentazione in altinelle disposte a lisca di pesce, con le quali la piazza era ricoperta prima della posa dei masegni attuali. La pavimentazione in altinelle emersa è posteriore alla costruzione dell’attuale Basilica, consacrata nel 1094. Ancora un importante ritrovamento scaturisce dai lavori di ristrutturazione in corso a Palazzo Donà Giovannelli, in Strada Nuova, adiacente alla Chiesa di Santa Fosca, monumentale edificio neogotico destinato a trasformarsi presto nell’ennesimo hotel di lusso a cinque stelle.

I lavori per la realizzazione di un impianto interrato nell’area a giardino retrostante la chiesa, hanno portato nei mesi scorsi alla scoperta, a circa 3 metri e mezzo di profondità dal piano attuale, di una porzione di riva altomedievale con relativo apprestamento di bonifica, funzionale all’ampliamento della superficie calpestabile del rialzo naturale su cui sarebbe sorta intorno al X secolo la Chiesa di Santa Fosca. Nuovi dati potranno emergere dalle operazioni di scavo per un secondo impianto interrato nella medesima area a giardino, ma in una porzione più vicina al Rio di Santa Fosca.

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