Ricucire serve anche a perdonare, secondo la Bourgeois

Alla Hayward Gallery la prima completa retrospettiva dell’artista franco-americana, con le «Cells» (le installazioni-gabbie), le leggendarie sculture-ragno e le sculture di corpi femminili

«Couple IV», 1997, di Louise Bourgeois. © The Easton Foundation / VAGA at ARS, NY e DACS, Londra 2021. Foto Christopher Burke
Federico Florian |  | Londra

«Mi hanno sempre affascinato gli aghi, hanno un potere magico. L’ago serve a ricucire gli strappi. È una richiesta di perdono». Così scriveva Louise Bourgeois, l’artista franco-americana nata a Parigi il giorno di Natale del 1911 e morta a New York 98 anni dopo.

Ed è l’ago, questo oggetto magico a lei familiare sin dall’infanzia (la sua famiglia possedeva un laboratorio per restaurare arazzi), a tornare negli ultimi due decenni della sua parabola creativa, plasmando forme e sculture di tessuto che rielaborano temi e preoccupazioni radicati in una pratica profonda e incredibilmente coerente: identità e sessualità, memoria e famiglia, il tutto cucito assieme dal desiderio e dalla necessità di riparare ciò che è spezzato, danneggiato.

Dal 9 febbraio al 15 maggio, la Hayward Gallery dedica ai lavori tessili della Bourgeois la prima completa retrospettiva. Si tratta di opere prodotte a partire da frammenti di tessuti domestici, come abiti, biancheria, arazzi: materiali appartenenti alla storia privata dell’artista e forse un tentativo di tornare alle proprie radici.

Tra i novanta lavori presenti in «Louise Bourgeois. La bambina tessuta» troviamo le «Cells», monumentali installazioni dall’aspetto di gabbie che custodiscono al proprio interno composizioni di vecchi vestiti e sottovesti e le leggendarie sculture-ragno, come «Spider» (1997), una metafora della madre, figura protettrice in grado di tessere tele dal proprio corpo.

«I lavori tessili di Bourgeois rappresentano uno straordinario e inaspettato atto finale», commenta Philip Larratt-Smith, curatore della Louise Bourgeois Easton Foundation, e aggiunge: «Viste nella loro totalità, queste opere sono sia una sintesi che un ricalibrarsi delle forme, dei processi, dei motivi e delle idee che hanno ossessionato l’artista per tutta la vita». Completano la mostra sculture di corpi femminili, spesso mutile e disposte su plinti o in teche di vetro o sospese al soffitto, e una selezione di disegni, stampe e collage realizzati su supporti tessili.

© Riproduzione riservata
Calendario Mostre
Altri articoli di Federico Florian