Richard Mosse e le catastrofi odierne

Con la mostra da The Strand Studio, l’artista irlandese tenta di sensibilizzare a temi quali violenza ambientale, l’antropocentrismo e la metamorfosi

Still da «Broken Spectre» (2022) di Richard Mosse
Giacomo Infantino |  | Londra

Fino al 18 dicembre, negli spazi di 180 The Strand Studio è possibile visitare la mostra dell’artista irlandese Richard Mosse (1980) intitolata «Broken Spectre». Focus dell’esposizione è l’installazione audiovisiva che Mosse ha realizzato nel cuore della zona rossa dell’Amazzonia.

Per cinque anni l’artista ha lavorato con il direttore della fotografia Trevor Tweeten e il compositore Ben Frost per superare le sfide inerenti alla rappresentazione degli effetti del cambiamento climatico. «Voi bianchi, guardate la nostra realtà. Aprite le vostre menti. Non lasciateci parlare in modo così galante e non fare nulla. Bianchi! Ditelo ai vostri padri e alle vostre madri. Spiegateglielo!» esclama una giovane donna indigena della comunità Yanomami ripresa dalla telecamera di Mosse.

Quella del fotografo irlandese è un’indagine potente e toccante, che grazie a uno sguardo simile a un «panopticon» ci espone le molteplici e terrificanti sfaccettature di una catastrofe annunciata da fin troppo tempo. Attraverso tecniche di imaging scientifico dai colori persuasivi ci racconta un territorio remoto in cui la violenza ambientale, l’antropocentrismo e la metamorfosi confluiscono in una storia corale che coinvolge tutti noi esseri umani.

L’opera video, resa nota nei giorni precedenti alle elezioni brasiliane, è un passo concreto che l’artista compie per sensibilizzare il mondo intero di fronte alla catastrofe creata dall’uomo al suo stesso pianeta. Ad accompagnare la mostra, l’omonimo libro edito da Loose Joints, pubblicato nel settembre 2022, con i saggi di Xai Suruí, Christian Viveros-Fauné, Gabriel Bogossian e Jon Lee Anderson.

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