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Radical show

Cortesi esplora l’arte internazionale degli anni ’50 e ’60

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Cortesi Gallery inaugura la stagione autunnale nelle sue tre sedi, con due monografiche del belga Walter Leblanc a Milano e dell’olandese herman de vries (l’artista vuole che il suo nome sia scritto in minuscolo, per «evitare le gerarchie») a Londra e con una collettiva a Lugano, dal 14 settembre, in contemporanea con Wopart, la fiera di opere su carta.

Già al centro della recente rassegna «Walter Leblanc. Sensorial Geometries» nella sede di Londra, nella mostra milanese, intitolata «Walter Leblanc e la neoavanguardia europea», aperta dal 13 settembre al 21 ottobre e realizzata in collaborazione con la Fondation Walter&Nicole Leblanc, il lavoro del pittore belga (1932-1986) è messo a confronto da Francesca Pola con quello degli esponenti dell’arte più radicale degli anni Cinquanta e Sessanta, da Getulio Alviani, Alberto Biasi, Agostino Bonalumi a Davide Boriani, Alberto Burri, Enrico Castellani, Gianni Colombo, da Dadamaino, Piero Dorazio, Lucio Fontana ad Heinz Mack, Piero Manzoni, François Morellet, Bruno Munari, Ivan Picelj, Günther Uecker, Grazia Varisco, lo stesso herman de vries e altri ancora.

In questo contesto, il principio per Leblanc fondante della «torsione» s’inserisce da protagonista nel dibattito internazionale che metteva allora in discussione la pittura e i materiali artistici tradizionali per aprirsi allo spazio, in connessione con la luce e l’atmosfera, e con un azzeramento dell’immagine sorto come reazione ai magmi espressivi e ultrasoggettivi dell’Informale. E se nel group-show di Lugano, curato da Ilaria Bignotti, vanno in scena lavori di Bettineschi, Boetti, Bonalumi, Dadamaino, Donzelli, Epaminonda, Maisto, Pardi, Picelj, a Londra, dal 19 settembre al 18 novembre, tocca a «herman de vries. the return of beauty», curata da Francesca Pola. L’artista olandese (1931), biologo e scienziato, tra gli anni Cinquanta e Sessanta esordì nel Gruppo Zero, e da allora, da accanito sperimentatore, ha lavorato sempre sul versante dell’essenzialità espressiva, compositiva e operativa, in cerca dei codici base della vita.

La mostra ripercorre i suoi molteplici linguaggi espressivi attraverso lavori realizzati con materiali organici di aree disparate del mondo, dalle forti valenze simboliche, e altri di segno verbale. Il tutto sorretto dal convincimento che il linguaggio artistico debba condensare in sé esperienze multisensoriali e principi concettuali, esplorando le relazioni tra natura e cultura.

Ada Masoero, 09 settembre 2017 | © Riproduzione riservata

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Radical show | Ada Masoero

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