Quanti Canova dietro al genio

Nel centenario della morte i Musei Civici indagano le molteplici facce della sua personalità: scultore, intellettuale, diplomatico...

«Principessa Leopoldina Esterhazy» (
1805-18), di Antonio Canova. 
Eisenstadt, Esterházy Privatstiftung, palazzo Eisenstadt.
Camilla Bertoni |  | Bassano del Grappa (Vi)

Il 15 ottobre, nei giorni dell’anniversario della morte di Antonio Canova (13 ottobre 1822), si apre ai Musei Civici di Bassano (fino al 26 febbraio) la mostra «Io, Canova, genio europeo». Curata da Giuseppe Pavanello e Mario Guderzo, con il coordinamento scientifico di Barbara Guidi, direttrice dei Musei, organizzatori insieme a Villaggio Globale International, si pone con un taglio originale: oltre allo scultore, indaga infatti l’uomo e l’intellettuale, per esempio attraverso le opere della sua collezione, da Tiepolo (con il pregiatissimo Libro di incisioni di Giambattista, Giandomenico e Lorenzo donatogli dal principe Rezzonico) a Moretto, Mengs, Piranesi e molti altri.

Ma anche il diplomatico in contatto con le corti europee (in mostra il suo quadernetto con gli appunti di inglese, parte della grande raccolta di documenti ed epistolari, digitalizzata in questa occasione), in grado di agire anche per il recupero delle opere sottratte da Napoleone all’Italia, come dimostrano il gesso del Laocoonte dai Musei Vaticani accanto a opere di Veronese, Carracci e Guido Reni.

Con la ricostruzione di alcune importanti commissioni, dal «Damosseno», al «Creugante» e a «Ercole e Lica», il percorso di circa 150 opere comprende alcuni ritratti, come quello realizzato da Fabre dal Museo di Montpellier, e diversi importanti prestiti internazionali, tra i quali il più atteso e simbolico è la «Pace» da Kiev, se le condizioni lo consentiranno, ma anche la «Religione» dai Musei Vaticani, Leopoldina Esterhazy dall’Austria, alcuni gessi monumentali dall’Accademia di Carrara, come «Venere e Adone», altri dall’Accademia di Ravenna, quello del «Perseo trionfante» dall’Accademia di Palermo restaurato appositamente, mentre la «Danzatrice con dito al mento» proviene dalla Fondazione Agnelli. Diviso in tre capitoli il percorso espositivo progettato dallo Studio Antonio Ravalli Architetti nell’ambito della riqualificazione dell’intero museo.

© Riproduzione riservata
Calendario Mostre
Altri articoli di Camilla Bertoni