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Pulizia alla francese a Villa Medici

Federico Castelli Gattinara

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Risanata la facciata sul giardino, si procede con i restauri delle stanze decorate da Balthus, ma la loggia deve aspettare il responso di un comitato

Grande stagione di restauri all’Accademia di Francia, all’esterno e all’interno di Villa Medici. A metà maggio si completa la terza manutenzione periodica della facciata sul giardino restaurata nel 1996. Questa volta però non si è trattato della solita pulitura di una settimana, col braccio mobile, ma di un vero e proprio risanamento ripartito in tre settori, durato sei mesi e con tanto di ponteggi. I problemi erano nati dalla nevicata del 2012, che causò decoesione e perfino distacchi di porzioni di marmorino, soprattutto delle cornici dei bassorilievi provenienti dall’Ara Pacis e da altri monumenti di Roma antica.

Lavori diretti da Pierre-Antoine Gatier, ma seguiti giorno per giorno da Françoise Laurent, responsabile per Villa Medici, che hanno consolidato le superfici ed effettuato una pulizia a fondo da depositi di smog e patine biologiche. In estate, o subito dopo, si procederà alla ripulitura anche delle due facciate dell’ala della biblioteca e della parte di loggia affacciata al giardino, con la fontana del Mercurio (il bronzo è copia ottocentesca, l’originale del Giambologna è al Bargello di Firenze) e la balaustra in marmo. Rimane la vexata quaestio della loggia, mai toccata dai tempi di Balthus, neanche dopo il restauro del ’96 della facciata di cui è parte integrante, quando, con il placet della Soprintendenza, il progetto esecutivo era quasi pronto. L’opposizione da parte francese congelò ogni cosa, il problema era scegliere se conservare l’aspetto e i colori di Balthus o riportarla, come la facciata, alle forme originarie volute da Ferdinando de’ Medici. Dopo vent’anni la direttrice Muriel Mayette-Holtz vuol risolvere il problema affidandolo a un comitato scientifico italo-francese in via di istituzione, per arrivare l’anno prossimo al restauro. 

Gli interventi proseguono anche all’interno della villa rinascimentale. Nel 2011-2012 è toccato alle tre stanze dell’appartamento del Cardinale affrescate dal manierista Jacopo Zucchi, nella terza delle quali, quella degli Amori di Giove andata a fuoco nel Settecento, dalla scorsa estate campeggia un bellissimo intervento di Claudio Parmiggiani. Un finanziamento specifico del mecenate Amundi permette da qualche anno di recuperare i decori di Balthus nelle stanze storiche, spesso affrescate, delle ali nord e sud della villa. E proseguono a livello della loggia: lo scorso anno nel saloni della musica, dei borsisti e nella caffetteria, con il mobile acquistato, trasformato e dipinto da Balthus; quest’anno nei due piccoli ingressi e nel saloncino arancione, che sarà consolidato a livello statico. Dopo i grossi interventi sulla struttura degli anni 2004-2007, infatti, ogni fessura della villa è costantemente monitorata.

Lo scorso ottobre, sempre grazie a un mecenate (Fondazione Total), è finito anche il restauro della celebre camera turca in una delle due torrette, giusto in tempo per il vernissage della mostra su Balthus. Nei giardini, l’anno scorso eletti come i più belli d’Italia, non ci sono interventi in corso, dopo i rifacimenti, conclusi a dicembre, del piccolo giardino dei limoni e del viale degli aranci, tagliato da Ferdinando de’ Medici tra due muri per creare un accesso dall’attuale via di Porta Pinciana, con loriginaria alternanza di melangoli e rose antiche.

Intanto si prosegue col restauro del patrimonio di dipinti e soprattutto della mirabile collezione di gessi, circa 300, in parte esposta nella gipsoteca. «È un peccato, sostiene il responsabile del dipartimento di storia dell’arte Jérôme Delaplanche, che dei tanti grandi nomi passati per l’Accademia di Francia, Boucher, David, Fragonard, Ingres, nessuno abbia lasciato sue opere, con pochissime eccezioni: un gesso di Carpeaux per esempio».

Tre le tele, tutte di fine Ottocento, appena restaurate, un ritratto e un’allegoria dell’Innocenza di Jules Lefevrie, e un ritratto dipinto da Gabriel Ferrier di Denys Puech, futuro direttore che nel 1933 creò un Museo di Villa Medici che ebbe vita breve. Altri dipinti sono già o andranno a breve in restauro mentre in parallelo si lavora sui calchi in gesso. L’ultimo è l’«Ercole e Telefo bambino» dei Musei Vaticani, di fine Seicento, esposto davanti ai calchi della Colonna Traiana (parte seicenteschi, parte ottocenteschi) che sono tra i pezzi più importanti della raccolta, anche per il valore documentale di scene oggi molto rovinate sul monumento originale. Entro l’estate altri gessi saranno restaurati ed esposti; sono 18 quelli attualmente in lavorazione, compresi tre o quattro pezzi della Galleria di Ferdinando de’ Medici.

Federico Castelli Gattinara, 04 maggio 2016 | © Riproduzione riservata

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