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Silvano Manganaro
Leggi i suoi articoliTutti i frequentatori della galleria L’Attico considerano Matteo Montani (Roma, 1972) una presenza costante. Il rapporto (almeno da come lo descrive il gallerista Fabio Sargentini nel suo scritto di introduzione alla mostra) sembra ancora quello tra un giovane e talentuoso pugile e il maestro di grande esperienza. Ne viene fuori una mostra dominata dal colore rosso, aperta sino al 20 gennaio.
Quella di Montani è una costante evoluzione che, come fa notare Marco Tonelli nel suo testo in catalogo, ha sviluppato l’intero spettro delle frequenze cromatiche: blu, poi bianco, poi oro e adesso rosso, con vari intermezzi di interazione non fondamentali. E l’esperienza della mostra è proprio un viaggio in questo rosso (il titolo è, infatti, «Racconto rosso»), dal tono freddo e scuro, un rosso profondo che non ha nulla della serenità e della gioia di vivere associata a questo colore.
I dipinti di Montani sono performance virtuosistiche fatte di onde ghiacciate, di stalagmiti, di mari ondulati o appuntiti; di un vento rosso che attraversa la tela, che ne increspa le superfici. C’è qualcosa che ricorda il ribollire di un vulcano, la lava che scende verso il mare o, come suggerisce Tonelli, l’idea che abbiamo della superficie di Marte.
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