Professione pittore, per guadagnare a Bologna nel Rinascimento

Il libro di Raffaella Morselli guarda al dietro le quinte dell’opera d’arte come prodotto di commercio

«Dorindo e Silvia» del Guercino, Dresda, Gemäldegalerie Alte Meister
Marco Riccòmini |

Talvolta, perduti in estasi di fronte al segno liquido del pennello che corre sopra una tela o quando lo sguardo carezza la forma sinuosa d’una figura in marmo, si tende a dimenticare che cosa stia alle spalle di quel prodotto. Sì, prodotto; e, aggiungerei, di commercio, come è, ed è sempre stata, ogni opera d’arte che, nel passato, nasceva il più delle volte su diretta commissione di un acquirente e la cui esistenza è sempre stata regolata dal flusso di denaro che serviva all’artista per campare, anzitutto, e poi per acquistare i materiali necessari alla sua creazione.

Così, per chi volesse guardare dietro una tela di Guercino e farsi un’idea dell’impalcatura che la sorregge, il libro di Raffaella Morselli fa al caso suo. Offre, infatti, il risultato dello spoglio di un immenso numero di filze e documenti d’archivio relativi all’ordinamento della gilda dei pittori alle strategie dei prezzi e a ogni altro particolare del commercio dei dipinti nella Bologna tra Cinque e Seicento.

Tutte assieme, queste preziosissime informazioni tessono la trama di un ancora poco noto dietro le quinte di un film che, comprensibilmente, si tende sempre a guardare senza chiedersi se quello che cade dal tetto sia l’attore principale o uno stuntman e se lo sfondo sia vero oppure dipinto (in questo caso, la seconda delle due).

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