Professione pittore, per guadagnare a Bologna nel Rinascimento
Il libro di Raffaella Morselli guarda al dietro le quinte dell’opera d’arte come prodotto di commercio

Talvolta, perduti in estasi di fronte al segno liquido del pennello che corre sopra una tela o quando lo sguardo carezza la forma sinuosa d’una figura in marmo, si tende a dimenticare che cosa stia alle spalle di quel prodotto. Sì, prodotto; e, aggiungerei, di commercio, come è, ed è sempre stata, ogni opera d’arte che, nel passato, nasceva il più delle volte su diretta commissione di un acquirente e la cui esistenza è sempre stata regolata dal flusso di denaro che serviva all’artista per campare, anzitutto, e poi per acquistare i materiali necessari alla sua creazione.
Così, per chi volesse guardare dietro una tela di Guercino e farsi un’idea dell’impalcatura che la sorregge, il libro di Raffaella Morselli fa al caso suo. Offre, infatti, il risultato dello spoglio di un immenso numero di filze e documenti d’archivio relativi all’ordinamento della gilda dei pittori alle strategie dei prezzi e a ogni altro particolare del commercio dei dipinti nella Bologna tra Cinque e Seicento.
Tutte assieme, queste preziosissime informazioni tessono la trama di un ancora poco noto dietro le quinte di un film che, comprensibilmente, si tende sempre a guardare senza chiedersi se quello che cade dal tetto sia l’attore principale o uno stuntman e se lo sfondo sia vero oppure dipinto (in questo caso, la seconda delle due).